MotoGP, Ducati ad Aragon con telaio in alluminio

MotoGp, laboratorio Ducati – Mentre il motomondiale si chiede come sia possibile perdere una intera giornata di prove libere cause grossi problemi all’impianto elettrico dell’autodromo di Aragon, in Ducati e sopratutto nel box numero 46 si è lanciata l’ennesima scommessa alla ricerca di quella competitività non trovata dopo mille tentativi, delusioni, sconfitte ed ancora delusioni. La casa di Borgo Panigale vuole a tutti i costi dare a Rossi una moto in grado di tenere dei rivali giapponesi e, in mancanza di test visto il duro divieto della Federazione, porta sempre nuove componenti e soluzioni da provare durante i week-end di gara, dimenticando il risultato ed il mero tempo cronometrico. Una scelta difficile ma pienamente appoggiata dallo stesso pilota.

Gare come test –I miei veri tifosi sanno che sto facendo fatica perché stiamo lavorando duramente per il futuro, quelli degli altri piloti invece saranno contenti perché siamo meno competitivi. Da fuori è difficile comprendere quello che stiamo facendo, è già complicato trovare le regolazioni per ogni pista, ma noi adesso stiamo cercando di capire come costruire la moto per il futuro, è molto impegnativo” Si respira voglia di rivalsa all’interno del team rosso, un ardente desiderio che sta spingendo tutti oltre i confini e la razionalità, tentando un evoluzione continua e spaventosamente rapida per essere poi assoluti protagonisti nel 2012. I test al Mugello con il telaio in alluminio sono stati etichettati come “positivi” dal nove volte campione del mondo, ovvio quindi una immediata trasposizione tecnologica dalla futura 1000 (Gp12) alla attuale ottocento (Gp11.1).

Che cosa cambia – Quindi la Desmosedici si è adeguata al disegno perimetrale utilizzato da tutti gli altri? Ovviamente no: “La forma del telaio anteriore è un poco cambiataSpiega il team manager Vittoriano Guareschi “Ma non di molto. Le dimensioni sono state allungate con l’introduzione di due bretelle, anch’esse in alluminio, che si congiungono con il telaietto reggisella. Ovviamente la lunghezza della “scatola” è la stessa, ed il forcellone è sempre infulcrato nella scatola del cambio. Il motore è dunque sempre portante“. Il singolare concetto perciò rimane identico, tranne che adesso si lavorerà con il più flessibile ed ovvio alluminio, per poi plasmare sempre di più la moto italiana in quell’arma in grado di spaventare tutti. Stavolta nel senso buono del termine.

Riccardo Cangini