Il nemico numero uno di Berlusconi? Il telefono

Forse, quando tutto questo sarà finito e anche chi parla apparterrà al passato, saranno storici e sociologi a prendere in esame questi anni – diciassette per adesso, ma non è da escludere che possano diventare di più – di storia italiana; quel periodo conosciuto con il nome di ‘Seconda Repubblica‘. Definizione, quest’ultima, che fu coniata più per sancire la fine di ciò che lo precedette che per delineare quel che sarebbe stato da lì in avanti.
D’altronde, almeno a quei tempi, il futuro era materia ancora impredicibile, qualcosa su cui si poteva, con un po’ di buona volontà, anche riuscire a fantasticare. Ogni tanto, molto spesso a dire il vero, capitava di vedere in tv qualcuno intento a parlare di nuovi miracoli italiani pronti a invadere l’orizzonte di coloro che gli avrebbero dato fiducia.
Oggi, invece, il futuro – quello della stragrande maggioranza degli italiani, ovvero di chi è costretto a fare da spettatore ai tristi teatrini quotidiani che hanno luogo nei ‘palazzi’, sia quelli istituzionali che quelli privati dove le guide politiche del Paese si riuniscono per trovare soluzioni alla crisi, facendo affidamento sulla nota tecnica del ‘patonza storming‘ – sembra un film già visto e con un finale strappalacrime. E sangue.

Presente – Ma da queste parti la fine, almeno quella temporale, pare che abbia ancora da venire. La quotidianità degli italiani va avanti come sempre tra frustrazione e impossibilità, specie per i giovani, di trovare un lavoro che non calpesti gli sforzi fatti in anni di studio, tra escort che danno lezioni di filosofia morale e intercettazioni dove chi è il Capo di governo dichiara di farlo giusto a tempo perso.
Ieri, a Ballarò, il conduttore Giovanni Floris ha fatto una nuova esperienza nell’ambito della relazione a distanza che da anni intrattiene con il premier Silvio Berlusconi, sempre pronto a telefonare in diretta ma mai disposto a presenziare dal vivo, specie se in studio vi è qualcuno che potrebbe fare da contraddittorio.
Stavolta, però, nessun insulto, nessuna uscita sopra le righe. Per l’esattezza, nessuna parola: Berlusconi è stato messo per ben due volte in linea con il programma, ma è rimasto zitto.
Perché?
Sul web c’è chi ipotizza che la nuova trovata del Presidente del Consiglio sia stato solo un modo per far parlare di sé, non solo tramite i brogliacci delle intercettazioni, chi crede che ad avere intimorito Berlusconi siano state le condizioni che Floris ha posto prima del collegamento: essere disposto a rispondere ad alcune domande, evitando di cimentarsi in monologhi dal sapore di comizi elettorali.
Ma potrebbe anche non essere così. Le risposte alle domande più pressanti – ‘Come è potuto accadere tutto ciò all’Italia?, ne è un esempio – possono essere rintracciate anche nelle piccole cose. Senza bisogno di storici ed esperti di esoterismo.
A spiegare gli effetti dell’esuberanza del sempreverde Premier potrebbero essere altri due che, oggi, non sono più bambini. Ma all’epoca sì. Era il 1967 quando Cinzia e Andrea cantavano, allo Zecchino d’Oro, il brano ‘Per un ditino nel telefono‘, il cui ritornello recitava:

Per un ditino nel telefono
ne son successe delle belle;
per un ditino nel telefono
sono successi tanti guai.

Simone Olivelli