Dopo Standard & Poor’s anche Moody’s da un colpo di scure all’Italia. L’agenzia di rating, infatti, ieri pomeriggio ha fatto sapere di aver declassato il debito sovrano italiano al livello A2 dall’attuale Aa2. L’outlook, cioè le prospettive, è chiaramente negativo. “Il governo italiano sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi accolti positivamente e approvati dalla Commissione europea”, scrivono da Palazzo Chigi. Moody’s lo scorso giugno aveva avvertito che “le prospettive di crescita per l’economia del Paese nei prossimi anni saranno decisive per determinare le entrate del governo e gli obiettivi di risanamento”.
Il taglio. “Sostenuto aumento della suscettibilità del Paese di fronte agli shock finanziari”, dovuto “in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche” che compromettono il raggiungimento da parte dell’esecutivo degli obiettivi di risanamento del bilancio e “in parte all’aumento dei rischi al ribasso per la crescita economica e all’indebolimento delle prospettive globali”, senza dimenticare il generale calo della fiducia nelle emissioni di debito dei paesi dell’eurozona: queste, in sintesi, le motivazioni del downgrade del rating dell’Italia spiegate in una nota dell’agenzia di rating. “Dato che oltre metà delle misure di consolidamento fiscale sono basate su un aumento delle entrate – ricordano gli analisti di Moody’s – i piani sono vulnerabili rispetto all’elevato livello di incertezza sulla crescita economica in Italia e nel resto dell’Ue”. “Inoltre – continua la nota – può essere difficile raggiungere un consenso politico su tagli alla spesa aggiuntivi. Di conseguenza, potrebbe essere complesso per il governo generare gli avanzi primari necessari per porre il rapporto tra debito e Pil e il peso degli interessi su un solido trend al ribasso”. L’agenzia internazionale prevede che il rapporto tra debito e Pil italiano si attesti al 120% alla fine dell’anno dal 104% calcolato all’inizio della crisi. “Il rischio di default dell’Italia è remoto”, ma “la vulnerabilità di questo Paese è aumentata”.
S&P. Lo scorso 20 settembre è stata Standard & Poor’s a tagliare di un “notch” il giudizio sul debito sovrano italiano di breve, da A+ ad A, e di lungo termine, da A-1+ a A-1, per poi intervenire anche su 11 enti locali e gli istituti di credito maggiormente esposti al rischio-paese. L’Italia, in termini di affidabilità per i creditori, oggi si trova sullo stesso gradino di Malta e al di sotto di Paesi come Slovacchia ed Estonia.
M.N.