La sentenza della Corte d’Appello nell’ambito del processo di Perugia, in cui sono stati giudicati innocenti gli imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito, già condannati in primo grado rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere, ha fatto scatenare le polemiche in Italia. Se a Seattle (Stati Uniti) si festeggia il ritorno della loro connazionale, che ha passato gli ultimi quattro anni della sua vita dietro le sbarre di una cella, nel nostro Paese si grida allo scandalo per quella che viene vista come un’ingiustizia.
Se da un lato tutto ciò era ampiamente prevedibile, perché in linea con un certo moralismo sfociante nel giustizialismo che caratterizza l’opinione pubblica a sua volta influenzata dalle arene mediatiche dove, più che lavorare al servizio della ricerca della verità, si aspetta di poter sbattere il mostro di turno in prima pagina; altro effetto fanno le parole dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, oggi segretario del Popolo della Libertà, che nella sentenza di Perugia ha trovato lo spunto per lanciare l’ennesimo attacco ai magistrati colpevoli, a suo dire, di non pagare mai i propri errori.
Le repliche – Non si sono fatte attendere le risposte all’uscita pretestuosa dell’ex Guardasigilli. Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ha dichiarato: “Il sistema prevede tre gradi di giudizio, e all’interno di questo sistema avvengono le inevitabili correzioni. Non credo sia uno scandalo che la Corte d’Appello abbia preso una decisione diversa dal primo grado. Se questo dovesse scandalizzare non vedo a cosa servirebbe l’appello. Mi stupisce sentir parlare di errori giudiziari. Gli errori giudiziari sono quelli in cui si palesano colpe da parte del magistrato. Qui, sino a prova contraria, stiamo parlando di valutazioni, sempre opinabili, soprattutto quando la sentenze si fondano su perizie molto sofisticate di carattere tecnico-scientifico che mutando, ovviamente, possono mutare le valutazioni da parte del collegio e quindi la valutazione definitiva del giudizio”.
Vietti ha poi aggiunto: “In questo caso si tratta di una diversa valutazione delle prove e quindi delle responsabilità degli imputati. Valutazione che potrebbe ancora mutare in sede di Cassazione, quindi inviterei tutti a essere prudenti. E’ improprio scatenare tifo da stadio intorno a sentenze non definitive sulla base delle proprie emozioni”.
Ancora più diretta la risposta data dal segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, secondo cui “ormai qualunque occasione è buona per parlare male dei magistrati“.
Simone Olivelli