Serbia-Italia, tifosi a casa – Da Belgrado arriva un brusco stop alla trasferta dei tifosi azzurri per Serbia-Italia di venerdì. La misura di sicurezza è stata presa dalle autorità serbe e comunicata ieri al Viminale. “Non saranno ritenuti validi – si legge nella nota del Viminale – tutti i biglietti acquistati dai tifosi italiani on-line o con l’aiuto di amici sul posto. Unica eccezione il pacchetto di 130 tagliandi acquistati direttamente dalla Federcalcio italiana”. Al di fuori di questo pacchetto, a Belgrado era prevista la presenza di un numero abbastanza ridotto di tifosi italiani, circa 150, 50 dei quali appartenenti al gruppo Ultrà Italia che hanno acquistato il biglietto direttamente su internet. Ebbene, il loro pulman è già stato annullato, le autorità serbe sono state categoriche. Oggi invece un’ultima riunione, alla quale parteciperà un membro del Viminale stesso, per stabilire le ultime misure di sicurezza attorno allo stadio.
Quel terribile precedente – Ad un anno di distanza, sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini di quell’Italia-Serbia che si sarebbe dovuta giocare a Marassi, ma che per colpa di un gruppo di tifosi serbi, poi identificati e capeggiati dal famoso Ivan, non si giocò, decretando così la vittoria per 3-0 a tavolino a favore degli azzurri. Le cose si misero male già prima dell’ingresso dei tifosi serbi allo stadio: 3 fermi e 15 feriti serbi negli scontri con la Polizia. Sugli spalti, poi, le cose andarono ancora peggio, precipitarono. Circa 1.600 ultrà della Serbia, a dieci minuti dal fischio d’inizio della partita, valida per la qualificazione a Euro 2012, cominciarono un lancio di fumogeni verso l’adiacente gradinata nord, riempita da sostenitori dell’Italia. Il lancio proseguì verso il campo e fu accompagnato anche dall’esplosione di una bomba carta. Alla inevitabile sospensione della gara da parte dell’arbitro scozzese Thomson, la guerriglia si spostò al di fuori dello stadio. Immagini drammatiche: cariche della polizia, lancio di fumogeni, urla e sangue. Solo verso l’una di notte, scortati dalla polizia, partirono finalmente i primi pullman diretti verso Belgrado.
Umberto Grano