Tymoshenko: Io sarei corrotta? Rivoluzione, grazie

L’arresto dell’ex capo del Governo ucraino. A seguito della condanna dell’ex primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko a sette anni di carcere per abuso  d’ufficio, i sostenitori dell’ex capo del Governo non hanno esitato ad obiettare pubblicamente contro la sentenza, di cui la stessa Tymoshenko ha dichiarato, già dall’aula del tribunale, di non riconoscere la validità, chiedendo a tutta la popolazione di compiere un atto di coraggio contro la “dittatura”, come l’ha definita, nella quale afferma che lo Stato stia versando sotto mentite spoglie. Lungo le strade, dunque, i manifestanti hanno passato la scorsa notte protestando contro il supposto regime, ed accampandosi come meglio hanno potuto nelle condizioni di freddo quasi estremo che ormai è alle soglie della sua massima stagionale. Ma non si tirano indietro, i sostenitori della precedente Premier. “Rimarremo qui fino al momento in cui non ci cacceranno via con la forza, oppure finché Yulia Tymoshenko non verrà liberata dagli arresti”, affermano.

Sentenza negativa? Una rivoluzione, grazie. Bisogna farlo per l’Ucraina. E’ proprio per il benessere nazionale che in queste ore è necessario che ci si renda conto di quanto ormai la Giustizia nazionale si sia allontanata dalla legalità, e per difenderla bisognerebbe sovvertire il sistema ed avere il coraggio di una rivoluzione. Questo ha chiesto Yulia Tymoshenko alla nazione, dal tribunale che la condannava. E parla con facilità in questo modo, lei, che ora è condannata alla confisca dei beni, all’interdizione dalla carriera politica per ulteriori tre anni, al carcere immediato. Non avendo sbocchi, non avendo in questo momento da perdere molto, anche una rivoluzione va bene. La farà il popolo per lei. Questo, almeno, è quanto spererebbe e tenterebbe di chiedere chiunque nelle sue condizioni, che a meno di colpi di scena imprevisti si potrebbero considerare null’altro che un vero vicolo cieco. Come estrema ratio, questa estrema richiesta è quanto le è venuto in mente.

L’intervento di Putin. Questo è dunque quanto ha esternato per ora Yulia Tymoshenko dal tribunale, senza attendere la fine della sentenza che l’ha condannata a sette anni di reclusione per l’accusa di aver compiuto degli abusi di potere durante la stipulazione dei contratti firmati con Mosca nel 2009, relativi a forniture di gas che sarebbero state acquistate sotto costrizione da una società statale ucraina a prezzi proibitivi. Il tutto, a causa di accordi tra il premier Tymoshenko e il governo di Putin, che sottobanco avrebbero lavorato di pari intendimento ognuno con il suo tornaconto. Proprio Vladimir Putin, ora alle prese con le prossime elezioni che ha “deciso di vincere”, come sostenuto da quanti pensano che non avranno esito leale, prende oggi pubblicamente le difese di Yulia Tymoshenko. Nessun complotto, nessuna corruzione o abuso, sostiene Putin. Dobbiamo credergli?
Dove i grovigli della politica sono stati sempre particolarmente poco chiari, venire a capo del bandolo della matassa è questione non da poco.

Sandra Korshenrich