Ore di trepidazione a Montecitorio, in occasione del voto di fiducia chiesto dal Governo che seguirà il discorso pronunciato ieri dal premier Silvio Berlusconi di fronte ad una Camera dei Deputati semideserta, in virtù della decisione “aventiniana” di tutte le opposizioni.
La maggioranza è riuscita a raggiungere quota 316 voti – soglia minima per considerare credibile e affidabile la tenuta del Governo, come confermato dallo stesso ministro della Difesa Ignazio La Russa – ma, in ogni caso, anche questa votazione non contribuirà a sanare le spaccature interne al centrodestra che, anzi, sono uscite ancora più accentuate dal dibattito politico delle ultime ore.
Tremonti e il PdL: una pace impossibile – La frattura fra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e i vertici del Popolo delle Libertà – a partire dai fedelissimi di Berlusconi – appariva insanabile già ad agosto, quando il titolare del dicastero di via XX settembre era riuscito ad imporre contro tutto e tutti la linea del rigore maturata nei vertici con i massimi esponenti dell’economia e della finanza europea.
Ad aggravare la situazione, nelle scorse settimane, erano arrivate le assenze in aula di Tremonti, prima in occasione del voto sulla richiesta di arresto per il suo ex braccio destro Milanese e poi, mercoledì, durante la votazione del Bilancio dello Stato, bocciata dalla Camera per le troppe assenze fra le fila della maggioranza.
L’attacco di Cicchitto dagli scranni della Camera – Nella giornata di ieri era stato il ministro degli Esteri Franco Frattini a riaprire il fronte con Tremonti, lanciando l’offensiva per chiedere fondi per il decreto sviluppo su cui sta lavorando il Consiglio dei Ministri.
“Non vedo la possibilità di un decreto per lo sviluppo a costo zero. – aveva spiegato, contraddicendo la linea del rigore del ministro del Tesoro – Il testo avrà una parte a costo zero ma un’altra parte che avrà degli oneri e bisogna trovare le coperture”.
Una posizione ripresa oggi dal capogruppo alla Camera del Popolo delle Libertà Fabrizio Cicchitto, in occasione della dichiarazione di voto sulla fiducia.
“Non ci può essere un decreto sviluppo a costo zero” ha scandito dal suo scranno, raccogliendo l’applauso della maggioranza e del segretario del partito Angelino Alfano.
Mattia Nesti