Nuova Zelanda, possibile aggravarsi del disastro ambientale causato dalla “Rena”

La chiazza di petrolio che sta fuoriuscendo dalla nave “Rena”, incagliata davanti alla Nuova Zelanda, potrebbe peggiorare visto il maltempo.

La nave “Rena” di proprietà di una società  armatrice Greca, battente bandiera liberiana, si è incagliata lo scorso 5 ottobre, sulla barriera corallina Astrolabio, una delle più famose del mondo. La nave in balia delle onde da giorni ha già riversato in mare una enorme chiazza di carburante e rischierebbe al momento di affondare o peggio spezzarsi, sotto i venti a 60km/orari che stanno battendo le coste Neozelandesi. La Nuova Zelanda ha recuperato tonnellate di petrolio, ma non ha ancora terminato le operazioni, che potrebbero fermarsi viste le condizioni meteo.

Il danno ecologico continua a crescere e anche se l’armatore ha garantito un aiuto economico nelle attività di pulizia delle coste, molte specie sono a rischio e comunque l’ambiente sarà rovinato per anni. Questa è l’ennesima situazione in cui una nave si incaglia e distrugge una zona marittima, quello che continua essere difficile da capire è come mai questi eventi accadano. Ormai tutte le navi sono dotate delle tecnologie più avanguardia, per monitorarne la posizione assoluta, via GPS sia localmente che da remoto, addirittura dagli uffici degli armatori. Gli stessi porti riescono a correggere le rotte delle navi in transito nei propri mari in tempo reale. Ma allora come mai navi così importanti si incagliano o entrano in collisione con altre? A questo punto sembrerebbe proprio un problema irrisolvibile, da ricercare nella natura umana della gestione di questi grossi natanti. Vedremo a breve se il danno verrà acontenuto o se si amplierà.

IT