Mangiato dai cannibali: un quarantenne di Amburgo e la sua compagna hanno trovato rispettivamente la morte e un evento traumatico di immensa portata durante una vacanza in un’isoletta sconosciuta chiamata Nuku Hiva nella Polinesia francese. L’agghiacciante vicenda risale al mese scorso ma soltanto ora, in virtù del ritrovamento di resti ossei, qualche dente e abiti che risultano appartenere proprio a Stefan Ramin si è giunti ad un’ipotetica risoluzione. La fidanzata, con la quale il velista stava facendo il giro del mondo dal 2008, sopravvissuta al sinistro ha raccontato gli accadimenti. Heike Dorsch, questo è il nome della donna, asserisce che il compagno aveva accettato una gita all’interno dell’isola con una guida locale, chiamata Henri Haiti: “Haiti è tornato e ha detto che Stefan s’era fatto male. Quando gli ho chiesto di tornare indietro con lui per andare a cercarlo, lui mi ha ha legata a un albero. Poi è scappato“. Una caccia all’uomo è scattata non appena la Dorsh si è liberata dando l’allarme presso la polizia locale ma della sedicente guida non si trova più traccia.
Il governo smentisce: se la polizia locale, dopo aver trovato i resti di Ramin, è convinta si tratti di un macabro episodio di cannibalismo il governo locale è insorto contro una ricostruzione dei fatti che ritiene offensiva; il sindaco ha asserito che gli isolani sono imbarazzati e infuriati per la notizia. A sostegno di tale difesa è intervenuto il giornalista Alex du Prel secondo il quale il cannibalismo non viene più praticato nell’isola da oltre cento anni. “Fidatevi, la popolazione mangerebbe cani, piuttosto che divorare un essere umano. La civilizzazione francese ha insegnato agli isolani a mangiare cheeseburgers e cibo in scatola, non persone. Senza contare che i maiali selvatici della zona sono molto più saporiti di qualunque essere umano“.
Valeria Panzeri