La sentenza: chiudere i ministeri al Nord – Il giudice della Terza sezione del tribunale del lavoro di Roma, Anna Baroncini, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati dei lavoratori della presidenza del Consiglio e condannato la condotta anti sindacale tenuta e la violazione dei diritti dei lavoratori nell’ambito del decentramento degli uffici del dipartimento per la Semplificazione normativa, dell’Economia e delle Riforme istituzionali, ovvero ha condannato l’apertura di sedi ministeriali a Monza. Il sogno leghista di spostare dalla capitale i ministeri vieni dunque spento da quelle sette pagine in cui viene sottoscritta dal giudice del lavoro del tribunale di Roma la chiusura immediata degli uffici suddetti che erano stati inaugurati in grande stile il 23 luglio scorso nella Villa Reale di Monza. Nella sua decisione, il giudice del Lavoro Anna Baroncini è stata esplicita nel sottolineare “la rilevanza esclusivamente sindacale del deciso”, indicando dunque il mancato coinvolgimento delle rappresentanze sindacali dei dipendenti di Palazzo Chigi come la motivazione per la chiusura dei dipartimenti al Nord. Con la decisione depositata nella giornata di ieri, il giudice del lavoro di Roma ha condannato inoltre la presidenza del Consiglio a 2.000 euro di sanzione pecuniaria ed ha ordinato “la immediata cessazione del comportamento antisindacali e dei suoi effetti”, in quanto lesiva dei diritti sindacali dei lavoratori.
Risposta della Lega – Il Carroccio però non manda giù il boccone amaro e continua a non accettare la decisione presa dal tribunale capitolino. “Le sedi dei ministeri a Monza restano a Monza e restano aperte e operative. Valuteremo dopo averlo letto il pronunciamento del giudice del lavoro e, se vi sono degli aspetti sindacali da affrontare, li affronteremo e li risolveremo, ma le sedi di Monza dei ministeri restano aperte e continueranno ad operare” – questo il commento a caldo del ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. Subito dopo la sentenza, Umberto Bossi ha dichiarato: “Il problema sono i lavoratori. Noi non abbiamo spostato alcun lavoratore da Roma. Quindi non ci riguarda”.
Maria Rosa Tamborrino