Gli ultimi istanti nella camera ardente – Sono state circa 20 mila le persone che hanno reso l’ultimo omaggio a Marco Simoncelli, il pilota morto domenica mattina alle 9.55 sulla pista di Sepang, alla camera ardente allestita al Teatro di Coriano, il paese alle porte di Rimini dove Supersic era nato e cresciuto, e presenti successivamente anche ai funerali. La camera ardente, che ieri sera doveva chiudere alle 22, è in realtà rimasta aperta fino alle 4.00 di notte per consentire alle tantissime persone che si erano messe in fila di salutare il grande campione Simoncelli. I familiari di Marco Simoncelli, il padre Paolo, la madre Rossella e la sorella Martina, insieme alla fidanzata storica Kate e ad altri congiunti, hanno dato il loro privato ultimo saluto a Supersic, raccogliendosi per mezz’ora nella camera ardente chiusa al pubblico, prima che la salma fosse condotta nella chiesa dove poco dopo si sarebbero celebrati i funerali. Con loro c’era anche il pilota Loris Capirossi.
Sin dalle prime ore della mattina Coriano ha cominciato a ricevere un grandissimo flusso di persone: tifosi, amici, appassionati, che oggi pomeriggio hanno dato l’ultimo addio alla salma di Marco. L’accesso alla piccola chiesa del paese è stato strettamente riservato ai familiari, ai piloti, ai membri del team di Marco Simoncelli, e agli amici più intimi. Gli altri hanno potuto assistere alla cerimonia, celebrata dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi, da due maxischermi che sono stati allestiti in paese. In chiesa ci sono anche le moto di Marco, la Gilera 250 e la Honda spinte da Mattia Pasini e Valentino Rossi, dopo che papà Paolo ha convinto il parroco della parrocchia, nei giorni scorsi contrario alla presenza delle moto in chiesa, a dare l’ok.
Il funerale – Scortato dagli amici di Coriano e dagli uomini del team, che lo hanno accompagnato e portato a braccia, il feretro di Marco Simoncelli è arrivato poco prima delle 15 nella chiesa di Coriano per i funerali. Ad accompagnarlo nella scalinata che porta alla chiesa, mentre le campane suonavano a lutto, una nuvola di palloncini rossi con il suo numero di gara, il 58, e un palloncino col suo nome, Sic, lasciato volare in alto, come in alto è volato questo giovane campione di 24 anni, un’immagine questa che rappresenta un grande messaggio anche per i non credenti. Il feretro ha percorso il breve tragitto tra il teatro comunale e la chiesa circondato dalla folla, che lo hanno salutato con un lunghissimo e fragoroso applauso e con tanta commozione. La cerimonia è stata per i familiari di Marco e per tutti i presenti, un susseguirsi di lacrime e applausi. Le parole del sermone del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi sono a tratti rotte dal pianto: “Vi confesso che nel groviglio dei sentimenti faccio fatica a trovare le parole – inizia l’omelia del vescovo – . ‘Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra la gente che mi sarà vicino dirà È morto’, – prosegue citando Don Oreste Benzi. ‘In realtà – continua – è una bugia, sono morto per chi mi vede ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi in questa vita li apro all’infinito di Dio. Quando un nostro amico non vive più vive di più’. La sera prima dell’ultima gara hai detto che desideravi vincere il Gran Premio, perché lì sul podio ti avrebbero visto meglio tutti – aggiunge il vescovo -. A noi ora addolora non riuscire a vederti, ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te dal podio più alto che ci sia”. E poi conclude la sua omelia con il saluto “Addio grande Marco”.
Maria Rosa Tamborrino