Melania Rea, Valotto: Esercito, istituzione pulita

Dopo la morte di Melania Rea, la giovane mamma di Somma Vesuviana accoltellata nel bosco di Ripe di Civitella nell’aprile scorso, tutti i riflettori sono stati puntati sulla caserma ‘E. Clementi’ di Ascoli Piceno, dove Salvatore Parolisi, presunto assassino della moglie, lavorava come istruttore reclute.

L’Esercito un’istituzione pulita – E proprio oggi, in occasione del giuramento presso il 235° RAV di Ascoli, il Generale Capo di Corpo d’Armata, Giuseppe Valotto, ha difeso a spada tratta l’integrità dell’Istituzione Esercito: « è un’istituzione pulita e trasparente, e lo dico con forza proprio in questa sede», ha esordito Valotto. «L’Esercito – ha continuato – è un’istituzione che poco, pochissimo chiede e che tanto invece dà in termini di vite umane. Un patrimonio di valori che non può e non deve essere messo in discussione da episodi isolati e devianti, che proprio la nostra istituzione per prima e da sempre è impegnata a individuare e a perseguire con rigore e determinazione». Rivolgendosi poi alle oltre 260 volontarie, «ricordate sempre – ha aggiunto – e abbiate sempre presenti i valori e i principi che oggi avete suggellato con il giuramento», e «proprio in questo giorno consentitemi di rimarcare con forza la bontà del lavoro svolto dal Rav». Poi, riferendosi ai recenti scandali che hanno coinvolto la caserma ‘Clementi’, ha aggiunto: «Noi gli addestratori li selezioniamo molto bene. Per quello che è il caso specifico direi che dobbiamo aspettare quello che dice l’autorità giudiziaria. Se poi Parolisi sarà giudicato colpevole, pagherà, come è giusto che sia. Se non sarà giudicato colpevole l’Esercito è sempre la sua famiglia». Valotto ha, inoltre, accolto con piacere anche la possibilità che un istruttore ed una soldatessa si innamorino: «Vogliamo andare contro natura?» – ha replicato, con una battuta, sottolinenado l’importanza che, nell’eventualità, la relazione venga cominicata al comandante e che venga disciplinata di conseguenza.

Soldatesse arrabbiate – Ma non solo il Generale Capo ha difeso con forza la professionalità e l’integrità del 235° Rav ‘Piceno’: alle sue parole hanno fatto eco quelle di alcune soldatesse che pure in quella caserma hanno visto iniziare la propria carriere nell’ambito dell’esercito. «Sono arrabbiata per l’immagine che è stata data di questo reggimento. Si tende a generalizzare», ha detto il tenente Carola Brucolini, ex allieva del Rav Piceno. «Nel 2001 qui ad Ascoli – ricorda – ho trovato persone professionali che mi hanno fatto crescere e che mi hanno invogliato ad andare avanti nella vita militare. Devo tanto agli istruttori. Era il primo corso in assoluto ed erano tutti maschi. Mai problemi con loro, solo efficienza e professionalità». «È una tristezza sentire e vedere le testimonianze di questi giorni, non ci si rende conto che dietro ogni giuramento, che dietro ogni ragazza c’è un’esperienza di vita privata, ci sono fortissimi sacrifici che poi vengono sminuiti da voci e dicerie. Queste ragazze non meritano tutto questo», ha aggiunto il tenente Pamela Elena Sabato. Il 235° Rav è la stessa caserma in cui fu addestrata anche Ludovica Perrone, la soldatessa che è diventata, poi, l’amante di Salvatore Parolisi ed è rimasta tale per circa due anni. Proprio nei giorni scorsi Perrone, ascoltata dai pm teramani per 8 ore, ha, non soltanto ribadito la sua convinzione che Parolisi non c’entri con l’omicidio della moglie, ma anche dichiarato di amarlo ancora, forse, sperando di poter trascorrere il suo futuro insieme a lui.

Francesca Theodosiu