Una risonanza magnetica per spiare i sogni. Con cent’anni di ritardo

La ricerca scientifica va incentivata e finanziata, su questo non v’è dubbio alcuno; c’è da dire, però, che alle volte i traguardi che il progresso riesce a raggiungere fanno paura. Sembra che alcune recenti scoperte palesino la possibilità di “spiare” i sogni delle persone attraverso una risonanza magnetica. Se consideriamo che i sogni sono, forse, quanto di più intimo e incontrollabile ci sia nell’universo interiore dell’essere umano, è legittimo che un simile traguardo scientifico possa arrecare spavento, oltre che soddisfazione ovviamente.

E se Freud… – Verrebbe da chiedersi che tipo di uso avrebbe fatto il celebre neurologo austriaco, inventore della psicanalisi, se avesse potuto usufruire di una tale scoperta. Freud è rimasto celebre per essere “l’indagatore del sogno” (tanto per parafrasare Dylan Dog, che invece è l’indagatore dell’incubo). Con una risonanza magnetica in grado di rilevare il contenuto del materiale onirico, Sigmund Freud avrebbe potuto accedere con maggiore facilità al mondo dell’inconscio, che tanto era importante all’interno dei suoi studi. Ancora non è possibile per noi poter usufruire di un simile servizio, ma i neuro scienziati del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco hanno dato una decisiva svolta all’interno di questo percorso di ricerca. Il loro studio è stato pubblicato su Current Biology.

E se noi… – Se il buon Sigmund Freud avrebbe dato un occhio per un simile strumento, c’è da pensare che anche buona parte dei “comuni mortali” non disdegnerebbe l’idea di poter leggere e ricordare i propri sogni. I più superstiziosi avranno già pensato all’uso che potrebbe essere fatto di tale risonanza magnetica d’avanguardia: quante persone si sentono mentre maledicono se stesse a causa del fatto che non riescono a ricordare i numeri che il parente defunto aveva dato loro in sogno? Ammesso che si creda in tali simpatiche superstizioni, non resterebbe che sperare che i nostri cari morti non siano come il buon Faber De Andrè, che non vedeva l’ora di andar fra i dannati per riferire i numeri sbagliati a “quella candida vecchia contessa”.

M.C.