Tremila anni di storia racchiusi in 4.000 metri quadrati su uno dei colli più famosi di Roma, il Palatino: è qui che Clementina Panella, docente di Scienze dell’antichità all’Università La Sapienza ha appena concluso la campagna di scavi, aperta lo scorso 29 agosto ma iniziata nel 2007, che ha portato alla luce capanne dell’età del ferro, un abitato arcaico del I secolo e la casa repubblicana probabilmente identificabile con la dimora natale di Augusto.
Dimora di Augusto – L’attività, che ha coinvolto l’intera pendice del Palatino, dalla piazza del Colosseo all’Arco di Tito, è la più vasta area di scavo archeologico, non ancora concluso, aperta in questo momento nella capitale. I lavori riprenderanno, infatti, a luglio dopodiché ci saranno due anni di studi e approfondimenti su quanto rilevato. «Qui abbiamo scoperto resti di capanne della tarda età del ferro che ci consentono di estendere l’abitato del Palatino anche a questo tratto della pendice – ha spiegato la Pannella, direttrice dello scavo -. Il segno dell’incendio neroniano del 65 d.C. sui pavimenti della fase giulio – claudia delle Curie Veteres di romulea memoria, un raro tappeto di età repubblicana e altri ambienti della domus dove Augusto potrebbe essere nato nel 63 a.C. Ma soprattutto sono la diversità dei paesaggi, dall’età protostorica all’età moderna, che consentono di cogliere quel continuum tra passato e presente che nessun luogo al mondo ha».
Campagna finanziata annualmente – Nell’area emerge una grande abside, un tempo impianto termale con giardini, fontane, vialetti e aiuole. «La casa di Augusto è solo una delle tappe di questo sito archeologico che invece arriva fino al Medioevo – ha commentato Lucia Sanguì, assistente di Clementina Panella e ricercatrice della Sapienza –. A ovest dello scavo abbiamo trovato un isolato distrutto dall’incendio di Nerone che non si conosceva finora, sono emersi alcuni muri ma per capire meglio dobbiamo ancora scavare». E sarà probabilmente durante i lavori della prossima sessione di scavo di luglio che si approfondirà questa sezione. E’, infatti, dal 2007 che la campagna archeologica viene finanziata in varie trance, ogni anno 30.000 euro dalla Sapienza e 30-35.000 euro dalla Banca Nazionale delle Comunicazioni. I lavori hanno, inoltre, richiamato a fini didattici e di ricerca 120 studenti e allievi, non solo della Sapienza, ma anche di altre università italiane e straniere.
«A Est dello scavo – ha continuato la Sanguì – è stato trovato un mosaico che risale al 63 a.C. in rapporto con un santuario antichissimo. Era la casa di Ottaviano, padre di Augusto. Quindi la casa natale di Augusto. Nel 64 poi, con l’incendio di Nerone tutto viene distrutto».
Valentina De Simone