Finmeccanica: Guargaglini se ne va con 4 milioni

Pierfrancesco Guargaglini, alla fine, ha ceduto. Al centro di roventi polemiche per settimane, l’ormai ex presidente di Finmeccanica ha lasciato la guida della holding nel corso del Consiglio di Amministrazione di questo pomeriggio che, come da ordine del giorno, ha poi riassegnato tutte le deleghe e, di fatto, la presidenza nelle mani dell’attuale amministratore delegato Giuseppe Orsi.
Guargaglini, alla guida di Finmeccanica dal 24 aprile 2002, lascia così l’azienda in seguito allo scandalo scoppiato intorno ai rapporti del colosso pubblico con Enav (un’altra azienda dello Stato), per cui oggi risulta indagato per false fatturazioni e frode fiscale.

Ma quanto è costato un passo indietro? – Per il “comandante” di Finmeccanica, in ogni caso, si tratta di una ritirata più che dignitosa, giunta al termine di un lungo braccio di ferro che ha coinvolto nelle ultime ore anche il premier Mario Monti e che gli è valso – come riportato nel comunicato finale del CdA – “i più sentiti ringraziamenti per l’altissima professionalità e il proficuo impegno che hanno consentito la crescita e l’affermazione del gruppo nei mercati mondiali”.
E, cosa più importante, una ricchissima buonuscita. Secondo indiscrezioni, infatti, Guargaglini avrebbe chiesto 5 milioni di euro per lasciare l’azienda e – come riportato questa sera da “Il Sole 24 Ore” – ne avrebbe ottenuti quattro. Una dignitosissima “buonuscita”, soprattutto in questi tempi di crisi e di “sacrifici per tutti” (???).

L’eredità di Guargaglini – La Finmeccanica che Guargaglini lascia nelle mani di Orsi, che di fatto guidava l’azienda già dal maggio scorso, ha tuttavia numerosi problemi di cui preoccuparsi, e non soltanto sul fronte giudiziario.
Lo scorso 25 novembre centinaia di lavoratori del gruppo AnsaldoBreda (Pistoia e Napoli) sono scesi in corteo per le strade di Roma, presenti tutti i sindacati, per denunciare l’immobilismo dell’azienda – che è arrivata anche ad ipotizzare una vendita a privati del gruppo – e l’assenza di una politica industriale di qualità da parte dei vertici di Finmeccanica e dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni.
AnsaldoBreda, azienda leader nel settore del trasporto su rotaia, vive, infatti, di bilanci in profondo rosso, nonostante l’importantissimo patrimonio di conoscenze rappresentato dagli operai dello stabilimento e un mercato mondiale in crescita anche in un contesto di crisi globale.
Non sarebbe la prima volta, d’altronde, che fra tangenti, privatizzazioni e buonuscite milionarie a rimetterci e fare i “sacrifici” siano sempre i soliti noti della catena di montaggio.

Mattia Nesti