Bruxelles – Non è stato raggiunto alcun accordo nelle negoziazioni mediate dalla UE a Bruxelles tra Belgrado e Priština. La sessione di colloqui è durata 12 ore ed ha avuto come temi principali la questione delle frontiere e il riconoscimento serbo della partecipazione del Kosovo ai Forum regionali dei Balcani, questioni di fondamentale importanza per le quali passa l’ammissione della Serbia all’UE. Obiettivo di Belgrado sarebbe infatti quello di mettere le carte in regola in vista del prossimo 8 dicembre, data in cui verrà discussa l’eventuale adesione.
Situazione di stallo – Il presidente serbo Tadi? predica moderazione e calma, invitando da un lato i serbi kosovari a smantellare le barricate autonomamente e chiedendo dall’altro alla Kfor e all’Eulex di non intervenire per non aggravare la situazione. La Nato in una comunicato ufficiale avrebbe già dichiarato che nel caso in cui le condizioni di sicurezza dovessero peggiorare, non esiterebbe di nuovo a utilizzare misure più forti e decise nella repressione. Dopo gli scontri dei giorni scorsi la situazione è in una fase cruciale di stallo da cui dipenderà il futuro della Serbia, del Kosovo, dell’ordine balcanico e della sicurezza in Europa.
L’opinione – “Il cammino della Serbia verso l’UE non può che avvenire attraverso una distensione dei rapporti con il Kosovo. Finora il governo di Belgrado non ha offerto una risposta positiva a tale condizione”. Queste le parole della Merkel in merito alla questione serba, definendo poi “inaccettabile” gli scontri degli ultimi giorni, che hanno visto peraltro il ferimento grave di due soldati tedeschi. La regolarizzazione del conflitto e la politica del buon vicinato. Sono insomma queste le chiavi d’accesso all’Europa, custodite però gelosamente da diversi attori della scena politica serba. Secondo l’analisi fornita dal leader radicale ?edomir Jovanevi?, presidente del partito liberaldemocratico serbo, la posizione di Tadi? è in bilico tra due forze opposte nel paese: i democratici europei da un lato, disposti a importanti concessioni al Kosovo pur di ottenere il lasciapassare, gli ultranazionalisti intransigenti dall’altro, i quali sostengono senza riserve la rivolta serba, godono di un ampissimo consenso e si sono scagliati contro il “traditore” Tadi?. Lo scenario peggiore prospettato da Jovanevi? è il rifiuto europeo all’ammissione della Serbia, il che comporterebbe una drastica perdita di consensi nel paese e il ricorso alle elezioni anticipate. In questo scenario di buio senza alcuna luce europea, Tomislav Nikoli?, ex ultranazionalista e leader del Partito Serbo del Progresso (SNS), otterrebbe con facilità una larga maggioranza. Le conseguenze sulla politica da adottare nei confronti del Kosovo sarebbero delle peggiori.
La Svolta – Un altro scenario è possibile nel caso in cui la situazione non si regolarizzasse nei prossimi giorni, ovvero la proroga per la decisione finale alla primavera prossima. A quel punto la Serbia sarebbe chiamato ad una grande Svolta, che dà anche il nome al manifesto programmatico dello stesso Jovanevi?. Il movimento, appoggiato dalle élite intellettuali, dalle avanguardie culturali e dai principali organi non governativi del paese, è a favore di un cambiamento radicale nei confronti del Kosovo, ammettendo finalmente che la regione è andata persa a causa degli errori e delle violenze perpetrate dalla follia di Slobodan Milosevi?. L’Europa è percepita come una priorità assoluta e dunque anche le relazioni con Priština sarebbero improntate al fine di favorire la pace, la stabilità, l’ordine e la democrazia. Una tale politica significherebbe accettare un cambiamento volto a preservare con uno sforzo maggiore i diritti dei serbi in quella regione. Per mitigare ancor di più l’intransigenza delle frange ostili e contrarie, anche la possibilità di uno statuto speciale per l’area intorno la città di Mitrovica sarebbe un’ulteriore soluzione plausibile.
Il ricamo balcanico – I Balcani sono una polveriera sulla quale cadono da circa dieci anni piogge diplomatiche per raffreddare le polveri. Dopo l’apertura totale della stessa Merkel alla candidatura del Montenegro e l’adesione ufficializzata della Croazia proprio nei giorni scorsi, spetta solo alla Serbia decidere se diventare adulti e riconoscere le proprie responsabilità o dare fuoco alla polveriera. In un contesto così convulso di forze è il Kosovo la forbice o l’ago capace di tagliare o cucire Belgrado all’Europa.
Mario Paciolla