RDC: elezioni, sangue e brogli. Tshisekedi mette in guardia Kabila

Kinshasa – La capitale della Repubblica Democratica del Congo è in fermento a seguito del disordine scatenato dalle elezioni e dalle campagne elettorali, più o meno corrette, dei suoi candidati alla presidenza. Lo scorso sabato 26 novembre circa 32 milioni di congolesi hanno votato nei 64000 seggi sparsi su tutto il territorio nazionale per decidere il futuro presidente e la squadra di parlamentari che lo affiancherà.

I richiami internazionali – L’attesa per il risultato del prossimo 6 dicembre è segnata da una profonda inquietudine che rischia di scoppiare in rivolta. Molti osservatori internazionali hanno registrato un clima caotico di tensione e numerosi sono stati i richiami all’ordine e alla cessazione delle ostilità, affinché le violenze perpetrate dalle Guardie Repubblicane cessino immediatamente per permettere il democratico svolgersi delle elezioni. E’ infatti da sabato scorso che le strade della capitale sono ingolfate dal fumo delle armi da fuoco impiegate dai soldati repubblicani per sedare le rivolte. Sarebbero 18 le vittime e oltre 100 i feriti secondo un rapporto dello Human Rights Watch. Ciò che sembrava dunque un’incertezza mediatica dovuta all’imprecisione dei dati forniti dalle diverse testate internazionali, si è brutalmente trasformato in macchie di sangue sul regolare svolgimento del processo elettorale.

Le previsioni – Il timore più grande è la possibilità di brogli, suscettibile di trasformarsi in protesta civile e mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. A Masina, il quartiere più povero di Kinshasa, presso il seggio di Saint Boniface, migliaia di elettori pro-Tsisekedi non hanno potuto votare a causa di un ritardo nella consegna delle schede elettorali. Vicino un altro seggio della capitale, alcuni sacchi contenente i voti sono rimasti accatastati sull’erba prima di essere passati al vaglio dello scrutinio. Le prime stime ufficiali basate sul 15% delle schede finora esaminate, ha alzato in modo esponenziale i livelli di tensione che aleggiano come vecchi fantasmi sulle sorti della democrazia africana. Kabila risulterebbe in testa con il 50,4% dei voti, mentre Tshisekedi, considerato da molti il Mandela del Congo, è fermo al 34,4%. A fronte di questi dati e alle incongruenze registrate, in serata si è levato un coro di protesta con una dichiarazione congiunta dei partiti maggiori dell’opposizione che hanno gridato all’irregolarità. Tshisekedi, principale ostacolo e incubo di Kabila, ha messo in guardia il presidente uscente intimandogli di rispettare la volontà del popolo congolese.

 

Mario Paciolla