Adam Cohen, non solo un figlio d’arte (foto)

Adam Cohen, Milano, Foto. L’essere figli d’arte presenta aspetti positivi ma anche lati negativi; se il figlio di un genitore famoso deciderà di intraprendere la sua stessa strada avrà con ogni probabilità una possibilità in più all’inizio ma, dopo l’esordio, il confronto e soprattutto la critica del pubblico verso il suo operato saranno quasi sicuramente molto più attenti e prevenuti.
Adam Cohen nasce trentanove anni fa da Leonard e Suzanne Elrod, l’arte scorre nel suo dna sin dal primo vagito ma, dopo tre album da solista ed uno con i Low Millions, deve dividersi tra l’attività di musicista e quella di ufficio stampa per il padre.

La Salumeria della Musica accoglie il primo concerto italiano dell’artista canadese. Ad aprire la serata è la californiana Mai Bloomfield, voce e chitarra e all’occorrenza violoncello, timbro e sound davvero delicati. Propone le canzoni del suo EP e, in chiusura, complice un problema tecnico, raggiunge la parte del palco più vicina al pubblico cantando e suonando senza alcuna amplificazione con il risultato di creare un momento intimo, familiare.

Adam si presenta poco dopo le 22; on stage, oltre a lui, ci sono Michael Chaves, cori, chitarra, basso, tastiere, percussioni e, ancora una volta, Mai Bloomfield divisa tra cori, chitarra, tastiere e violoncello. Una band essenziale ma decisamente eclettica. Fulcro del concerto è l’ultimo album, “Like a man”, di cui esegue “Sweet Dominique” in apertura, “What other guy”, “Girls these days”, “Like a man”,”Beautiful” e “Overrated”. Canzoni molto orecchiabili, testi interessanti e, tra un brano e l’altro, Cohen junior dimostra anche grande ironia. Adam, con la sua musica, chiarisce di non essere soltanto il “figlio di”.

Pier Luigi Balzarini

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Fotografie di Pier Luigi Balzarini, in esclusiva per Newnotizie