99 Posse, Milano, Foto. «Nove nove nove nove» è il coro intonato dal pubblico della band partenopea, i 99 Posse, poco prima del concerto andato in scena ieri sera all’Alcatraz di Milano. Il locale meneghino è gremito solo per metà della sua capienza ma i fan accorsi si fanno sentire: l’attesa del concerto è costellata da incitazioni continue da parte dei presenti per far sì che il concerto abbia inizio.
Sono le 22 passate e i 99 Posse prendono posto sul palco: la formazione è la medesima di vent’anni fa: ‘0 Zulù, al secolo Luca Persico, frontman nonchè cantante, Marco Messina, campionatore e Dub Master, JRM, al secolo Massimo Jovine al basso e Sacha Ricci alle tastiere. Assente ovviamente Meg che, dopo la sua dipartita dalla band nel 2001, ha deciso di intraprendere una carriera solista. Al suo posto due vocalist accompagnano ‘O Zulù nel canto: Speaker Cenzou e Valerio Jovine. Si parte con “Resto umano”, brano tratto dall’ultimo album “Cattivi guagliuni” pubblicato nel 2011, che rilancia il gruppo napoletano dopo dieci anni di silenzio discografico. La canzone è dedicata al giornalista Vittorio Arrigoni ucciso nell’aprile scorso nella striscia di Gaza. Le sonorità sono più elettroniche ma l’impronta rap e reggae che li ha resi famosi resta invariata. Alle spalle della band proiezioni grafiche che richiamano le tematiche trattate nei testi delle canzoni: politica, lotta sociale, libertà.
L’energia che si sprigiona dalla band coinvolge tutto il pubblico: i pezzi storici della band come “Curre Curre Guagliò” e “L’anguilla” sono tra i più apprezzati. I 99 Posse sono da vent’anni attivi sia dal punto di vista musicale che sociale, i loro testi denunciano la condizione dell’italiano medio, del lavoratore e delle condizione precarie con cui i giovani d’oggi si ritrovano a convivere. La realtà dei 99 Posse è dichiaratamente vicina alla sinistra e ai centri sociali ma nei brani anche queste realtà sono chiaramente prese di mira: con la short track “Yes weekend”, che è una sorta di sberleffo al claim usato da Obama nella sua campagna elettorale ovvero l’arcinoto “Yes we can”, vengono presi di mira i politici del PD. Nelle strofe infatti vengono utilizzate voci campionate di Bersani, Franceschini e Finocchiaro. Tra gli altri pezzi proposti “University of Secondigliano”, “Canto pe’ dispietto” e “Mai più sarò saggio”.
Un gradito ritorno per gli amanti della band e per gli amanti di un genere che in Italia ha sempre faticato ad emergere.
Pier Luigi Balzarini
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Fotografie di Pier Luigi Balzarini, in esclusiva per Newnotizie