Ale & Franz: “Aria precaria” al Teatro Olimpico – Recensione

Ale e Franz al Teatro Olimpico – Sono tornati al Teatro Olimpico, che li ospiterà fino all’11 dicembre prossimo, Alessandro Besentini e Francesco Villa, in arte Ale & Franz, con il loro spettacolo dal titolo “Aria Precaria”. Dieci gli sketch messi in scena dal duo comico di successo teatrale e televisivo, in cui l’ormai consolidata coppia comica di Zelig assume aspetti sempre diversi. “Dieci incontri, a volte scontri, altre volte attese; dieci fasi della vita, su cui ridere, sorridere, ma anche riflettere”.

Aria Precaria – Moltissimi sono stati i temi toccati all’interno dello spettacolo: la nascita, la solitudine, il tradimento, il tempo che inesorabile passa sulle vite umane, la vecchiaia. Due uomini, Ale e Franz– a volte amici, altre volte nemici, ogni tanto sconosciuti – incrociano i loro destini sul ciglio di una strada, in un rumoroso nido d’ospedale, su una panchina al fresco di un parco, nell’asetticità di un call center, in una fiduciosa sala d’aspetto. Due uomini che si incontrano in situazioni a volte paradossali e assurde, dove si mescola il surrealismo con la realtà, il tutto condito da una buona dose di satira e col classico gioco di parole, male intese o travisate che formano una miscela di grande efficacia. I personaggi che ne vengon fuori – già conosciuti dal grande pubblico grazie alla vasta risonanza che il duo comico ha avuto grazie al tubo catodico – sono un misto di comicità e goffaggine, ma in essi è sempre possibile cogliere tracce di caratteri umani tipici della nostra società.

Lo spettacolo e la scenografia – Sono due ore di palcoscenico che muovono in crescendo, dall’incipit delle due anime in attesa di rincarnarsi dell’inizio, agli esilaranti gangster pasticcioni del finale. Il tutto inserito in una scenografia, che era composta da pochi elementi essenziali, che cambiavano a seconda della gag, aggiungendo oggetti sempre stilizzati, introdotti attraverso una rotaia centrale al palcoscenico. L’unica componente fissa di tutta la scenografia è stata una sorta di telo bianco rettangolare posto sul fondo nero, che inquadrava gli attori come se fossero in televisione.

Maria Rosa Tamborrino