Siria: la Turchia intima ritorsioni economiche, ma nega appoggi a iniziative militari

Screzi, sospetti, ritorsioni. Tra la Siria e la Turchia i rapporti potrebbero deteriorarsi. La crisi politica e sociale che sta attraversando Damasco, attirando sul governo del presidente Bashar al-Assad prima le critiche e poi le sanzioni di larga parte della comunità internazionale, interessa da vicino anche Ankara.
Tra i due paesi, nelle ultime ore, si sono registrate svariate schermaglie in più campi, da quello economico a quello militare.

Economia – Il governo turco ha deciso di alzare la voce nei confronti della decisione da parte della Siria di fare ostruzionismo alle frontiere, rallentando l’ingresso dei mezzi trasporto turchi diretti in altri paesi arabi.
Il ministro dell’Economia turco, Zafer Caglayan, ha fatto però sapere che per Ankara si tratterebbe di un problema di poco conto, poiché l’economica turca avrebbe comunque a disposizione diverse strade percorribili per aggirare il passaggio dalla Siria. Quindi, a conti fatti, chi ci perderebbe in tutto ciò sarebbe appunto Damasco.
Caglayan, come riportato dall’Ansa, ha dichiarato: “Abbiamo tre rotte alternative passando per Alessandria, Beirut e l’Iraq e se serve una quarta attraverso il canale di Suez. Bypassare la Siria è facile. Ma non vogliamo seguire questa strada. Vogliamo usare la Siria come via di transito e permettere all’economia siriana di far soldi”.

No ad attacchi – Sul fronte prettamente militare – specialmente per quanto riguarda quell’insieme di azioni non ufficiali, ma frutto di manovre sotterranee – la Turchia ha voluto ribadire la propria totale estraneità a qualsiasi attacco che la Siria potrebbe ricevere. Ankara ha fatto sapere, tramite una fonte diplomatica, di “non autorizzare alcun gruppo armato“.
Il riferimento è all’accusa lanciata dal governo di Damasco dopo aver annunciato di aver sventato, nella giornata di ieri, un attacco terroristico che sarebbe stato dovuto mettere in atto da gruppi provenienti dalla Turchia.

Simone Olivelli