Pubblichiamo di seguito il testo di un comunicato redatto dall’associazione siciliana Giovani Tamil con l’obiettivo di riportare all’attenzione collettiva una vicenda che, pur essendo finita nel dimenticatoio dei media, continua a minacciare un’intera etnia, quella dei Tamil nello Sri Lanka. A distanza di due anni dalla fine ufficiale della guerra civile, con la vittoria dell’esercito sui ribelli delle Tigri Tamil, la situazione nel paese asiatico è molto critica per tantissime persone che sono costretti a vivere sotto l’oppressione dell’etnia al potere.
In occasione della ricorrenza della Giornata mondiale dei diritti umani, la comunità Tamil dello Sri Lanka denuncia la criticità della situazione nel paese asiatico, che ha vissuto in clima da guerra civile per ben 28 anni, conflitto culminato nei cinque mesi sanguinosissimi (gennaio-maggio 2009) che hanno messo in ginocchio le minoranze etniche, su tutte appunto quella Tamil.
Considerati dal governo del presidente Mahinda Rajapaksa i veri nemici della nazione, la minoranza Tamil continua a subire le conseguenze della guerra sia da un punto di vista pragmatico ed economico, che da uno psicologico.
A due anni dalla fine della guerra civile, le condizioni di vita dei civili Tamil sono in larga parte disastrose. All’origine di tutto ciò non vi sono semplici contingenze dettate dalla necessità, da parte del governo, di avere il tempo per rialzare le sorti di tutta la nazione, bensì la volontà discriminatoria di un elite che punta a mantenere ai margini i nemici di ieri, non facendo altro così che ammettere come, seppur in maniera non ufficiale, il conflitto non sia mai finito.
Nonostante siano state numerose, in questi due anni, le denunce inoltrate da organizzazioni umanitarie come Human Rights Watch, International Crisis Group e Amnesty International con l’obiettivo di mettere in luce non solo le negligenze, ma anche i reali obiettivi, della politica del presidente Rajapaksa, a oggi la situazione nello Sri Lanka continua a essere molto difficile.
Dal rapporto annuale 2011 redatto da Amnesty International si legge:
– Circa 20.000 delle circa 300.000 persone che erano state sfollate dal con?itto armato nel 2009 sono rimaste in accampamenti per sfollati. Sia le strutture di riparo che sanitarie hanno continuato a deteriorarsi. Il ministero della Difesa dello Sri Lanka ha mantenuto il controllo sull’accesso umanitario a questi luoghi.
– I gruppi armati schierati con il governo hanno continuato a essere attivi nello Sri Lanka e a commettere abusi e violazioni, comprese aggressioni e uccisioni nei confronti di chi avanzava critiche
– Secondo le notizie ricevute, membri delle forze di sicurezza hanno messo in atto sparizioni forzate e rapimenti a scopo di riscatto in molte parti del paese.
– Il governo ha continuato a ricorrere alla legge sulla prevenzione del terrorismo che garantisce alle autorità poteri di arresto e detenzione nei confronti di persone sospettate aggirando le normali garanzie di tutela. Migliaia di persone con presunti legami con le Tigri di liberazione della patria Tamil (Ltte) sono state detenute senza accusa né processo. Circa 6000 delle oltre 11.000 persone detenute arbitrariamente nel 2009 per essere “riabilitate” sono rimaste in campi di detenzione senza poter accedere a un avvocato.
– La polizia e il personale dell’esercito hanno continuato a torturare i detenuti. Tra le vittime vi erano tamil sospettati di legami con l’Ltte e persone arrestate perché sospettate di reati ordinari. Alcune persone sono decedute in custodia dopo essere state torturate da poliziotti.
– Le indagini sulle violazioni dei diritti umani non hanno registrato sostanziali progressi. Le autorità militari e civili hanno respinto le accuse secondo cui le forze dello Sri Lanka avevano violato il diritto internazionale umanitario e hanno più volte dichiarato che c’erano state “zero vittime civili”.
– Difensori dei diritti umani continuano a essere arbitrariamente arrestati, rapiti e minacciati.
Per tutto questo la comunità Tamil chiede a gran voce che la Comunità internazionale si impegni a far luce su quanto avvenuto e quanto continua ad accadere in Sri Lanka. Se ciò non avvenisse, il rischio di vedere il lento annientamento di un’intera minoranza etnica, diverrebbe una certezza.
Simone Olivelli