Creare un nuovo esercito nazionale in un Paese come la Libia del dopo Gheddafi non è impresa facile. Perché aldilà della territorializzazione del recente conflitto e la disomogeneità dei relativi apporti regionali forniti dalle singole milizie alla causa rivoluzionaria, c’è da scontrarsi con l’effettivo significato che questa parola può assumere, in quel contesto libico fortemente contraddistinto da storiche divisioni, le quali non hanno permesso sinora di attuare un disegno statuale stabile e unitario.
Ne sa qualcosa il generale Khalifa Belqasim Hifter, designato dal CNT a capo del nuovo esercito nazionale, un organismo di difesa e controllo del territorio che cerca non solo di rinsaldare le fila delle varie fazioni guerreggianti di ex combattenti rivoluzionari e creare un sentimento di fedeltà al nuovo governo, ma anche di superare la stessa base divisoria del precedente sistema di sicurezza di Gheddafi, basato su criteri di esclusivismo familiare e negli ultimi anni de facto una sorta di guardia pretoriana allargata.
Per il possesso del territorio – Hifter, come riferisce l’agenzia Lapresse, è infatti sfuggito negli ultimi giorni a due attentati a Tripoli da parte di alcuni ex combattenti dell’area di Zintan, che controllano l’aeroporto. Nel secondo attacco una guardia è rimasta uccisa e altre 4 persone sono state ferite. In questi giorni sono avvenuti diversi scontri nella capitale libica tra il neonato esercito ed ex ribelli, che rifiutano di cedere a quest’ultimo il controllo su alcune zone strategiche del Paese. Spiega Khaled el-Zintani, portavoce dei combattenti di Zintan in forza all’aeroporto di Tripoli: “Fino ad ora non abbiamo saputo nulla dell’esercito nazionale libico. Chi ne è a capo, dove sono le basi militari, qual è la sua catena di comando e come i ribelli possano unirsi ad esso. Sul terreno, il cosiddetto esercito nazionale non è ancora nulla”.
Tommaso Palmieri