Il fumo paterno aumenta il rischio di leucemia. I bambini nati da padri fumatori hanno il 15% in più di probabilità di sviluppare una leucemia linfoblastica acuta. In particolare, se il padre ha il vizio della sigaretta nel periodo del concepimento, aumentano i fattori di rischio del concepito. Il fumo della madre risulta invece irrilevante. Lo sostiene uno studio australiano, pubblicato sul Journal of Epidemiology, che ha messo a confronto 388 famiglie di bambini di età inferiore ai 15 anni (reclutati tra 2003 e il 2006) colpiti dalla LLA con 868 famiglie con bambini sani e della stessa età.
Colpiti 3/5 bambini ogni 100 mila. La leucemia infantile linfoblastica acuta è la forma più comune di tumore infantile che colpisce 3/5 bambini su 100 mila. Dai risultati della ricerca è emerso che un padre che nel periodo del concepimento fuma oltre le 20 sigarette al giorno, espone il futuro figlio ad un rischio maggiore del 44% di contrarre una leucemia infantile. “L’importanza dell’esposizione al tabacco e il rapporto con i tumori infantili è stato trascurato fino a poco tempo fa – commenta Patricia Buffler, docente presso la University of California – . Il tabacco è pieno di tossine, tra cui anche sostanze cancerogene, e non è improbabile che produca danni nelle cellule che producono lo sperma. Lo studio comunque non prova che il danno nel Dna dello sperma causi la leucemia in età pediatrica, perché la malattia è probabilmente legata a una molteplicità di fattori (radiazioni ionizzanti, i raggi X e l’esposizione della madre a sostanze chimiche durante la gravidanza)”.
Adriana Ruggeri