Ventimila in piazza contro razzismo e fascismo

La Toscana – e in un certo senso anche l’Italia nel suo complesso – possiede ancora gli anticorpi democratici necessari ad arrestare il dilagare di un clima di odio e violenza che è stato corresponsabile della strage di Piazza Dalmazia di martedì scorso.
Lo hanno dimostrato le migliaia di persone scese in piazza oggi, a Firenze, per il corteo antirazzista convocato dalla comunità senegalese. Per una volta Questura e organizzatori si trovano d’accordo, stimando 20mila presenza; e, probabilmente, alla fine il serpentone contava anche un numero maggiore di presenze.

Gli slogan dei senegalesi – L’immenso corteo, a cui hanno preso parte anche diverse realtà del mondo partitico, sindacale e di movimento, era aperto dalla comunità senegalese, che ha ricevuto la solidarietà anche delle altre comunità straniere presenti, che hanno portato in piazza centinaia di bandiere del paese di origine di Samb Modou e Diop Mor; un corteo caratterizzato dal lutto e dal silenzio, interrotto solo dagli slogan dei migranti come “basta razzismo”, “libertà”, “diritti”, “siamo tutti clandestini”.
Fra i cartelli, invece, sono spuntate immagini di Malcom X e Jerry Masslo, rifugiato sudafricano assassinato in Italia nel 1989, e slogan che inneggiavano a combattere contro realtà neofasciste o razziste.
Su CasaPound, di cui l’assassino di Piazza Dalmazia era simpatizzante, ha espresso un duro commento il portavoce della comunità Pape Diaw.
“Noi senegalesi non abbiamo bisogno delle scuse di Casa Pound; – ha spiegato – loro, piuttosto, dovrebbero vergognarsi, e non solo di fronte a noi, ma davanti al mondo intero”.

Dal palco critiche alla Lega – Concludendo la manifestazione, Pape Diaw ha riservato critiche pesanti anche per la Lega Nord, citata anche in numerosi striscioni che chiedevano, contro il razzismo, fatti e non parole.
“C’è un partito – ha detto Diaw dal palco di Piazza Santa Maria Novella – che si richiama alle radici cristiane ma fomenta l’odio razziale. Questa gente dovrebbe leggere 70 volte il Vangelo ma non capiamo se loro usano la religione solo per propaganda. […] Questo momento dovrebbe essere per la politica italiana l’alba di una nuova speranza, affinchè i nostri fratelli non siano morti invano”.
Una necessaria discontinuità con il passato rimarcata anche dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che nel suo intervento ha ricordato come “quello che è successo non è un gesto isolato di un folle ma è il prodotto di una cultura e di una tolleranza verso ideologie xenofobe e razziste che abbiamo avuto” e che invece oggi “bisogna combattere, reagendo sul fronte politico e culturale”.

Mattia Nesti