Ciò che si temeva, alla fine è accaduto. L’Iraq sembra essere sprofondato ancora una volta nella violenza: nella mattinata di oggi, la capitale Baghdad è stata messa a dura prova dallo scoppio di almeno dieci ordigni (secondo alcune indiscrezioni le bombe sarebbero state quattordici, ndr), dislocati in punti diversi della città.
La quasi simultaneità dei fatti ha portato le autorità irachene a ipotizzare una regià comune dietro alle esplosioni. Gli attentati hanno causato un bagno di sangue, al momento quantificabile in almeno 57 morti e quasi duecento feriti.
I dati sono stati forniti da fonti interne al ministero della Salute, poi in un secondo momento ripresi dai media arabi, compresa la nota tv Al Jazeera.
A essere colpiti sono stati i quartieri di di Allawi, Bab al-Muatham e Karrada, nel centro di Baghdad; a nord quelli di Adhamiyah, Shouala e al-Shab, a est Jadriyah, a ovest al-Ghazaliyah, e a sud al-Amil e Doura.
Tensioni religiose – Dietro a queste nuove impennate di violenza è difficile non ravvisare i germi delle tensioni che, da settimane, sono tornate ad accendersi tra i partiti sunniti e quelli sciiti. Negli ultimi giorni, poi, al centro dell’attenzione di tutti vi è il mandato d’arresto spiccato nei confronti del vicepresidente iracheno, il sunnita Tareq al-Hashemi, accusato di aver partecipato all’ideazione di alcuni attentati. Per chi, invece, crede all’innocenza di al-Hashemi si tratterebbe di un attacco personale rivoltogli dai rivali politici sciiti, con in testa il premier Nouri al-Maliki.
Fonte foto: TMNews.
Simone Olivelli