Martoriati. Shakira aveva solo un anno quando, nel 2009, il neo premio Nobel per la pace Barack Obama ordinava un attacco di droni (velivoli senza pilota utilizzati per scopi militari) nella valle di Swatt in Pakistan, dove si riteneva si nascondessero i talebani. In seguito all’attacco, tre bambini sono stati ritrovati in un bidone, martoriati dalle ferite. Due dei tre piccoli sono morti mentre la terza bambina, che all’epoca aveva un anno, è sopravvissuta nonostante le ustioni profonde. Quella bambina è stata chiamata poi Shakira che, in lingua araba, significa donna piena di grazia.
Sfigurata. In un certo senso Shakira è stata graziata in quanto, a differenza dei bambini che erano con lei al momento dell’attacco militare statunitense, è sfuggita alla morte. Ma a quale prezzo? Adesso la bambina è completamente sfigurata dalle ustioni che interessano anche tutto il corpo. Quando fu ritrovata nel bidone e portata in ospedale, Shakira fu sottoposta a un intervento d’urgenza per salvarle il braccio che, altrimenti, sarebbe stato amputato. L’operazione fu fatta senza l’autorizzazione dei genitori della piccola che non sono mai stati trovati.
Un angelo. Shakira ha una tutrice, Hashmat Effendi. La donna racconta le condizioni gravissime in cui era la piccola dopo l’attacco militare: «era completamente ricoperta dal sangue, aveva ustioni su tutto il viso, cuoio capelluto e sulle braccia». Effendi ha seguito e curato la piccola da quando è stata ritrovata ad oggi; lei l’ha chiamata Shakira «perché» – dice – «La vita è un regalo per lei». La donna non ha mai smesso di cercare i genitori della piccola, mobilitando anche le autorità pakistane, ma non si è riusciti a rintracciare nessun parente.
In volo. Ora, con il suo “angelo”, Shakira ha lasciato l’ospedale Shalimar a Lahore, dove ha trascorso gli ultimi tre anni in un reparto carità, ed è volata verso gli Stati Uniti. Qui un equipe medica, attraverso una serie di interventi chirurgici, tenterà di “ridare un volto” alla piccola Shakira. Intanto gli Stati Uniti hanno sospeso i voli dei droni che hanno continuato a mietere vittime nelle terre di confine tra il Pakistan e l’Afghanistan dove, appena un mese fa, sono morti 24 militari pakistani.
Giovanna Fraccalvieri