La manovra non convince mercati e sindacati

Con 257 voti a favore, la manovra anticrisi voluta da Mario Monti e dai suoi tecnici ha incassato, ieri, il via libero definitivo del Senato.
Ma basteranno, per far uscire il Paese dal vortice della crisi e della recessione, i provvedimenti del premier Monti? Il giorno dopo l’approvazione, la manovra non convince nessuno, a partire dai mercati, sempre più instabili, e dai sindacati, che sono tornati a scendere in piazza per un presidio di protesta.

Risale lo spread – Quando Berlusconi si dimise, ormai più di un mese fa, gli occhi di tutta l’opinione pubblica erano puntati sull’andamento del famigerato “spread” e sul rendimento dei Btp a dieci anni, che aveva superato la soglia critica del 7%, oltre la quale – secondo molti economisti europei – uno Stato entra in una fase di “bancarotta tecnica”.
Oggi, il giorno dopo la “manovra”, lo spread – differenziale di rendimento fra i Btp italiani e i Bund tedeschi – ha superato quota 500 (501), mentre il rendimento dei Btp a dieci anni ha toccato il 6,96%.

Crollano i salari, critici i sindacati – Secondo l’Istat, inoltre, il divario fra l’inflazione – 3,3% su base annua – e l’aumento dei salari reali – +1,5% – ha toccato quota 1,8%, il valore più alto dal 1997 ad oggi.
Dati che, sommati all’iniquità di alcuni provvedimenti del governo Monti, hanno convinto i sindacati confederali – CGIL, CISL e UIL – a mantenere il presidio permanente sotto Montecitorio, che proseguirà fino a domani; “il 24 saremo in piazza – ha spiegato la segretaria CGIL Susanna Camusso – non per rovinare il Natale a qualcuno ma perché sappiamo che per i lavoratori colpiti dalla manovra non sarà una festa serena”.
Il Governo invece di ridurre le diseguaglianze le ha accentuate e l’attacco alle pensioni cancella un elemento di solidarietà generale. – ha aggiunto il leader della FIOM Maurizio Landini – Non c’è patrimoniale né lotta a evasione e corruzione, non ci sono investimenti finalizzati a un nuovo modello sviluppo che rispetti i diritti di chi lavora e dell’ambiente. […] Un paese democratico dovrebbe potersi scegliere il governo esercitando il diritto di voto”.

Mattia Nesti