24 dicembre: la perenne ricerca del cielo oltre le sbarre

Quello del rapinatore gentiluomo è un ben preciso stereotipo letterario e non solo. Chi non ricorda l’affascinante Lupin o l’eroe britannico Robin Hood? Si da il caso, però, che non sempre determinati personaggi rimangono nei recinti della letteratura, della storia romanzata o della creatività popolare: di ladri gentiluomini ne sono esistiti eccome.

Il rapinatore gentiluomo – Si chiamava Horst Fantazzini, ed il suo ultimo natale fu il primo del nuovo millennio. Figlio di una donna tedesca e di un italiano, il piccolo Horst fu un bambino “vittima” delle impellenze storiche che impegnavano l’Italia durante la sua infanzia (nacque nel 1939) e delle idee del padre, che spesso e volentieri allontanarono dal suo cospetto il genitore. Alfonso Fantazzini era un partigiano anarchico, che molte volte fu costretto al furto pur di finanziare il movimento politico a cui apparteneva. Un padre latitante e l’assenza di denaro, forgiarono Horst sin da bambino: dopo aver abbandonato per sempre la carriera di ciclista, il giovane Fantazzini iniziò a subire il fascino del furto. Furono molte le rapine che riuscì a mettere in atto: quasi sempre il giovane si avvaleva di modi gentili e cortesi, tanto da guadagnarsi il soprannome-stereotipo di “rapinatore gentiluomo”.

L’evasione dal carcere – Per quanto la sua gentilezza sia rimasta nella memoria comune, Horst Fantazzini è rimasto celebre soprattutto per il suo tentativo d’evasione dal carcere di Fossano nel 1973. Conclusasi con una sparatoria, che costò la salute ad Horst per primo, la sventata evasione del rapinatore gentiluomo attirò l’attenzione dei “piani alti”. A tre anni di distanza dall’episodio di cui sopra, un editore di Milano decise di pubblicare un libro (“Ormai è fatta!”, n.d.r.) contenente il racconto della celebre evasione. Fu, fra l’altro, Franca Rame a spingere per la pubblicazione. Continuò, imperterrito, a tentare l’evasione per tutto il periodo di detenzione: la prigionia è una punizione spesso inutile, e anche il fatto che sia, ancora oggi, più una punizione che un momento riabilitativo, fa pensare. Ottenne la semilibertà, infine, Horst. E’ un termine, questo, che fa ridere assai: se una donna vi desse il suo semi-amore sareste più felici di quando v’ignorava? Il diciannove dicembre del 2001 si tenne l’ultima rapina di Horst, che morì nell’infermeria del carcere pochi giorni dopo quell’episodio (il 24 dicembre). Lo presero e lo arrestarono, quel giorno, perché romanticamente se ne fuggiva in bicicletta, via dalla prigione che non riuscì mai a soffocare la voglia di libertà che scorreva nelle sue vene d’anarchico.

M.C.