Telefonate a luci rosse – Pubblicare in rete un numero di cellulare all’insaputa del proprietario è un reato equiparabile alla moltestia , questo è quanto deciso ieri dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione. La sentenza è giunta al termine di un procedimento che ha visto come imputata una giovane di Forlì, Milena C., che per vendetta nei confronti dell’ex fidanzato aveva inserito il suo numero in un sito per scambisti. Come prevedibile, il cellulare del ragazzo ha iniziato ad essere preso di mira dalle chiamate moleste di alcuni sconosciuti.
Autrice mediata delle molestie – Citata in giudizio, Milena ha cercato i difendersi sostenendo di non essere stata lei ad effettuare le telefonate e quindi di non dovere pagare la sanzione di 100 euro che le era stata inizialmente imposta. La Suprema Corte si è rivelata però di tutt’altro avviso sostenendo che pur non avendo chiamato direttamente la vittima, la ragazza ha comunque dato “un volontario concorso nelle molestie” telefoniche, potendone così essere considerata “l’autrice mediata”.
Sfuggita alla giustizia – Sebbene la recente sentenza rappresenti un precedente per a futura giurusprudenza, Milena è comunque riuscita a sfuggire alla giustizia poiché la condanna definitiva della Cassazione è giunta in ritardo rispetto ai termini di prescizione del reato, compiuto nel marzo del 2006.
Irene Lorenzini