Monti e l’equità nel catasto

La manovra “iniqua” dei professori, fortemente criticata dai sindacati (e non solo), potrebbe recuperare un briciolo di equità sul fronte degli immobili. Stando alle indiscrezioni finora trapelate, infatti, il nuovo esecutivo starebbe mettendo a punto una riforma catastale volta a riformulare i criteri in base ai quali riscuotere le imposte sulle case. Tra le modifiche più significative, il calcolo del valore catastale sui metri quadri e non più sul numero dei vani.

I metri quadri mandano in soffitta i vani – Un provvedimento teso a cancellare vecchie incongruenze e a rendere un po’ più equa la riscossione delle tasse sugli immobili. Sarebbero questi gli obiettivi che il governo Monti vorrebbe centrare con la nuova riforma catastale in fase di elaborazione presso gli uffici tecnici del Tesoro. Secondo quanto fin qui trapelato, l’idea sarebbe quella di ricalcolare il valore catastale degli immobili sulla “superficie” espressa in metri quadri e non più sul numero dei vani.

Base imponibile più adeguata – “La riforma – si legge nelle carte ancora in fase di perfezionamento – si baserà sulla costituzione di un sistema catastale che contempli assieme alla rendita, il valore patrimoniale del bene, al fine di assicurare una base imponibile adeguata da usare per le diverse tipologie di tassazione”.

Stop alle classificazioni – Non solo: a scomparire dovrebbero essere anche le vecchie classificazioni (da castello a casa ultrapopolare) che hanno permesso il perpetuarsi di vere e proprie ingiustizie. Secondo le rilevazioni effettuate, infatti, con l’attuale sistema i possessori di immobili attualmente in centro classificati in tempi remoti come case popolari pagherebbero imposte ben inferiori rispetto a quelle pagate da coloro che abitano in locali situati in zone non centrali o addirittura periferiche.

Più equità e meno soldi – Di fronte a questa paventata rivoluzione è lecito chiedersi quale impatto essa potrà avere sulle tasche degli italiani. Secondo le previsioni dei tecnici, il nuovo sistema catastale (che comunque avrà bisogno di qualche tempo per passare dalla teoria alla pratica) non graverà sui cittadini perché laddove la rivalutazione degli estimi dovesse crescere, il prelievo fiscale dovrebbe comunque risultare meno pesante grazie all’abbassamento delle aliquote. A cosa serve, dunque, una tale rivoluzione a un governo assillato dalla necessità di “fare cassa”?

Maria Saporito