Dopo le critiche rivolte loro nei giorni scorsi per l’atteggiamento fin troppo morbido mostrato nelle prime dichiarazioni ufficiali, dagli osservatori della Lega Araba – da qualche giorno giunti in Siria, per valutare il reale impegno da parte del governo del presidente Bashar al-Assad nell’allentare la morsa della repressione nei confronti dei manifestanti, che protestano in maniera ininterrotta dallo scorso marzo – arrivano i primi moniti.
A renderlo noto, oggi, è stata l’agenzia di stampa tedesca Dpa che dopo aver contattato una fonte della delegazione ha fatto sapere che da parte degli osservatori è stata fatta la richiesta di rimuovere immediatamente i cecchini dai palazzi.
Quest’ultima mossa è stata adottata dal regime con l’obiettivo di scoraggiare i rivoltosi a radunarsi in massa, ma nella concretezza dei fatti si è rivelata soltanto un modo per incrementare il massacro che le Nazioni Unite hanno quantificato in più di 5mila vittime.
Polemiche – Nonostante ciò non sembrano assopirsi le polemiche attorno alla Lega Araba per la scelta di inviare in Siria una delegazione capeggiata dal generale sudanese Mustafa al-Dabi, il cui pasasto sembrerebbe antitetico a quello di un uomo che dovrebbe operare per il ripristino del rispetto dei diritti civili.
A sottolinearlo è anche un commento pubblicato oggi dalla redazione del quotidiano Il Sole24ore in cui si legge: “È come se nella favola di Cappuccetto Rosso anche la nonna fosse un lupo. Questo, nella più moderata delle spiegazioni, significa mandare un generale dei servizi segreti sudanesi a verificare ed eventualmente condannare le malefatte del regime siriano”.
Il pezzo poi prosegue così: “Per avere giustizia i siriani dovrebbero affidarsi al notabile di un regime che ha già represso i tentativi di democrazia sudanese; a un militare golpista come fu il padre del siriano Bashar Assad; a un generale che fucilava gli ufficiali dissidenti: come il regime siriano che dovrebbe giudicare […] Mustafa al-Dabi è sicuramente un esperto di repressione: questo non lo si può negare. In Siria è solamente dalla parte sbagliata“.
Simone Olivelli