Un probabile atto dimostrativo – Nella tarda mattinata di ieri il noto impresario nel campo dello spettacolo Lele Mora ha tentato il suicidio in carcere. A darne notizia è stato Eugenio Sarno, segretario generale Uilpa Penitenziari, che ha spiegato come Mora avesse cercato di soffocarsi applicando dei cerotti su naso e bocca ma “considerate le modalità più che ad un reale tentato suicidio è forse più appropriato riferirsi ad un gesto dimostrativo, che non è escluso possa essere stato messo in piedi per attirare l’attenzione sulla sua vicenda processuale“.
In attesa dei domiciliari – Colpevole di bancarotta, Mora ha patteggiato con le autorità 4 anni e 3 mesi di reclusione che sta scontanto nel carcere di Opera (Milano). Trovandosi in difficoltà, ristretto nel reparto dei ‘nuovi giunti’, nelle scorse settimane aveva chiesto al tribunale del riesame di Milano di poter continuare la detenzione agli arresti domiciliari. I giudici però non si esprimeranno sul suo caso prima del 4 gennaio prossimo.
I numeri delle carceri – Sarno ha ricordato che in ogni caso il gesto clamoroso “è solo uno dei circa 1000 tentati suicidi verificatisi in quest’anno nelle carceri italiane (di cui per circa 395 è legittimo parlare di vite salvate in extremis dalla polizia penitenziaria)” e si è detto speranzoso “che non sia la notorietà del personaggio a favorire l’attenzione sulle condizioni del sistema penitenziario con il suo carico di dolore, inciviltà, disumanità ed illegalità”. Occorre infatti ricordare “che dal 1 gennaio di quest’anno ad oggi sono 66 i detenuti suicidatisi in cella, circa 400 gli agenti penitenziari che hanno riportato ferite giudicate guaribili in oltre cinque giorni per aggressioni subite da parte dei detenuti, oltre 5000 gli atti di autolesionismo grave, oltre 45 le maxi risse scoppiate in vari istituti penitenziari. Numeri che da soli concretano la prepotente urgenza di fornire risposte e soluzioni cui più volte ha fatto cenno il Presidente Napolitano“.
Irene Lorenzini