Nave da crociera naufraga all’isola del Giglio: 3 morti e più di 50 dispersi

La tragedia. Ieri sera la nave da crociera Costa Concordia ha urtato uno scoglio vicino all’Isola del Giglio rimanendo poi incagliata in una secca. L’imbarcazione era partita alle 19 da Civitavecchia ed era diretta a Savona. A bordo c’erano 4229 persone. Più di 60 passeggeri erano rimasti intrappolati all’interno della nave e sono stati liberati all’alba. Ad ora sono stati rinvenuti i corpi senza vita di 3 dispersi, difficilmente identificabili per la mancanza dei documenti di riconoscimento. Le salme sono all’obitorio di Orbetello per gli esami medico legali che indicano la causa della morte per annegamento. Intanto continuano le ricerche dei dispersi che, secondo la Capitaneria di Porto, sono più di cinquanta. I superstiti sono stati portati a Porto Santo Stefano per i primi soccorsi. I feriti sono 18, alcuni hanno riportato lesioni gravi, uno di loro rischia la paralisi.

Lo scoglio strappato. «Sembrava di essere sul Titanic», l’urto è stato violentissimo, provocando una “profonda ferita” alla nave Concordia che ha letteralmente strappato uno scoglio, rimasto poi incastrato nello squarcio di 70 metri,  apertosi sulla carena della nave. Al momento dell’impatto i passeggeri erano a cena quando, all’improvviso, c’è stato un fortissimo boato che è stato sentito fin dall’isola. Nel panico, in tanti si sono gettati in acqua mentre il “titano del mare” piegato su un fianco come una barchetta di carta ha iniziato a imbarcare acqua fino ad affondare quasi del tutto. La sorte beffarda ha voluto che questo gravissimo incidente avvenisse a 100 anni dalla immane tragedia del Titanic.

Inchiesta. È stata avviata un’inchiesta per disastro e omicidio colposo sulle cause dell’incidente e sui soccorsi da parte dell’equipaggio, considerati dai passeggeri molto lenti e incapaci di far fronte all’emergenza. Secondo il capitano di corvetta Emilio Del Santos, portavoce della capitaneria di porto di Livorno: «Riguardo a eventuali inidoneità dei soccorsi prestati dall’equipaggio (…) bisognerà  capire se, effettivamente, è vero o se questa percezione sia stata determinata anche dalla paura del momento. Occorre anche tenere presente, sui tempi dei soccorsi, l’ingente numero delle persone a bordo».

Giovanna Fraccalvieri