Lusi è fuori dal gruppo Pd al Senato

La richiesta della capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, è stata accolta. L’ufficio di presidenza del gruppo a palazzo Madama ha, infatti, deciso di escludere Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita che ha confessato di aver prelevato ingenti somme di denaro dalle casse dell’ex partito di Francesco Rutelli. Cresce l’imbarazzo tra le fila del centrosinistra, con lo stesso ex sindaco di Roma che si definisce “incazzato” e il segretario del Pd che promette provvedimenti esemplari. E mentre Lusi cerca di patteggiare una pena di un anno di reclusione (considerata non congrua dai magistrati), monta il fronte degli intransigenti all’interno del Pd.

Espulsione a metà – Luigi Lusi è fuori. Ma solo dal gruppo Pd al Senato. L’attesa esclusione dal partito trainato da Pier Luigi Bersani non è ancora stata ufficializzata e, con ogni probabilità, arriverà solamente a conclusione di un’articolata (e tardiva) discussione interna. A evidenziarlo è stato anche il senatore democratico, Ignazio Marino: “L’espulsione dal gruppo del Partito democratico al Senato di Lugi Lusi era necessaria – ha osservato – ma dovrebbe essere contestuale all’espulsione dal partito stesso. Non possiamo permetterci zone d’ombra sull’integrità morale del Pd, né sul tema della legalità. Ritengo inoltre che il senatore Lusi debba lasciare anche il suo seggio in Parlamento”.

Incazzati ma sani – Ma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha finora optato per una strategia “attendista”: “Sono sgradevolmente sorpreso – ha dichiarato ieri riferendosi al caso Lusi – Stiamo raccogliendo tutti gli elementi, poi i nostri organismi decideranno. Non faremo sconti a nessuno”. E il commento dell’ex leader della Margherita, Francesco Rutelli, co-intestatario (distratto) di quel conto allegramente amministrato da Lusi? “Siamo incazzati e addolorati – ha scandito ieri – La Margherita intende recuperare tutto il maltolto. Stiamo verificando i conti del partito che comunque ha bilanci sani”. L’ex sindaco di Roma, insomma, si ostina a vedere il bicchiere mezzo vuoto.

Campagne elettorali low cost – Ma tra i colleghi di Luigi Lusi sale il malcontento: “So che quando servivano i soldi per le campagne elettorali non c’erano – ha ricordato il  senatore del Pd ed ex Margherita, Marco Stradiotto – Nel 2006 la campagna di Prodi l’abbiamo fatta coi fichi secchi, proprio perché Lusi aveva chiuso i cordoni della borsa. Se avessimo fatto una campagna più aggressiva invece di pareggiare avremmo magari vinto. I soldi all’interno di un partito devono essere usati per fare politica – ha affermato il democratico – Ma se poi avvengono questi fatti la situazione fa riflettere”.

Più controlli sui bilanci – Ad alzare la voce anche il vicepresidente del Pd, Vannino Chiti: “Occorre che il finanziamento collegato alle elezioni sia più contenuto, erogato in tempi più definiti e non più a partiti nel frattempo scomparsi – ha detto – ancorato, in parte, al metodo democratico per la scelta dei candidati alle elezioni e alla presenza di entrambi i sessi. Deve infine essere preteso, pena la non erogazione, che il controllo sull’uso delle risorse pubbliche – ha sottolineato Chiti – avvenga con certificazione esterna ai partiti”.

Maria Saporito