Golpe nel paradiso turistico delle Maldive

Proteste nelle strade da settimane, il palazzo del Governo sotto assedio, il presidente costretto a lasciare per evitare che la situazione degeneri. Si tratta del golpe delle Maldive. Il paradiso delle vacanze scosso dall’ammutinamento dei poliziotti e dalle parole di Mohamed Nasheed in diretta tv: “E’ meglio per il Paese che io mi dimetta. Non voglio guidarlo con il pugno di ferro, usare la forza e fare del male a molti cittadini”. L’opposizione, guidata dagli uomini dell’ex presidente Maumoon Abdul Gayoom, per 30 anni al potere in un regime dittatoriale prima delle elezioni democratiche del 2008, ha sobillato la popolazione, cavalcato il malcontento dovuto alla crisi economica e disarcionato Nasheed.

Le cose sono precipitate nella notte di lunedì, con il raduno dei cittadini in piazza, i poliziotti che si sono uniti ai rivoltosi, l’assalto al quartier generale dell’esercito, l’occupazione della tv di Stato. A quel punto Nasheed ha fatto un passo indietro. E ha preso le redini dell’arcipelago il vicepresidente Mohamed Waheed, il quale guiderà il Paese fino alle elezioni dell’anno prossimo.

La realtà è che hanno prevalso le forze più conservatrici, che mal sopportano i costumi “licenziosi” dei circa 900mila turisti annuali, che considerano Nasheed un anti-islamico sensibile solo a questioni ambientali e preoccupato dall’innalzamento del livello del mare (storica, a questo proposito, la seduta sott’acqua del suo Governo, con i ministri equipaggiati da sub). Argomenti che hanno trovato terreno fertile in un momento di crisi economica per i 330mila abitanti di uno dei Paesi più poveri dell’Asia.