Spagna, le reazioni alla condanna di Garzon

L’Onu si schiera – Nell’ambito di una questione che ha rapidamente superato gli originari confini spagnoli, riguardante l’espulsione dal corpo giudiziario del magistrato Baltasar Garzon, si sta assistendo a una vera diatriba tra chi è a favore, e chi contrario, alla sentenza emessa dalla Corte Suprema spagnola. Le Nazioni Unite hanno deciso di uscire allo scoperto, dimostrando solidarietà al magistrato: “I giudici non devono essere passibili di provvedimenti penali solo per aver fatto il loro dovere” ha dichiarato il portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani, Rupert Colville, “La Spagna ha l’obbligo, secondo la legislazione internazionale, di indagare sulle ripetute violazioni ai diritti umani perpetrate sotto il regime di Franco“.

Magistrato anticorruzione – Nel 2008, infatti, Garzon aveva avviato una famosa inchiesta per far luce sulla sparizione di oltre centomila persone nel periodo franchista, nonostante una amnistia del 1977 in pratica avesse salvato dal carcere molti autori di crimini perpetrati dal regime. E lui stesso amava definirsi “magistrato anticorruzione”, per la sua tenacia nel tentare di estirpare dal proprio Paese questa piaga. Ma è stata proprio la sua passione a fargli muovere il passo falso che lo ha affossato.

Sentenza politica – Garzon è infatti stato accusato, e giudicato, per aver autorizzato l’intercettazione telefonica delle conversazioni tra due persone, imputate per aver corrotto dei membri del Partito Popolare spagnolo, e i loro avvocati, potendo così scoprire in anticipo la loro linea difensiva. Il fatto risale al 2009, e si ricollega al cosiddetto “caso Gurtel”, un’imponente inchiesta per smantellare un presunto sistema di corruzione nella politica spagnola.

Il sospetto che hanno i sostenitori del giudice è però che la severissima sentenza (undci anni di inibizione dai pubblici uffici) sia più che altro di stampo politico, perchè le intercettazioni di Garzon riguardano proprio il partito del premier Mariano Rajoy, con qui già negli anni scorsi c’erano stati dissidi. Dati questi fattori, nonostante tecnicamente la sentenza sia inappellabile, gli avvocati del magistrato sono pronti a fare ricorso alla Corte Costituzionale spagnola e alla Corte Europea per i Diritti Umani.

Damiano Cristoforoni