Accusa di omicidio volontario per il vigile che ha ucciso il 29enne cileno

Le indagini della procura – In un primo momento l’accusa per il vigile milanese che ieri, durante un inseguimento, ha sparato e ucciso un 29enne di origine cilena, era di eccesso colposo di legittima difesa, ma a seguito delle indagini che sta svolgendo la Procura di Milano, supportate dalle testimonianze dei colleghi dell’agente, si è trasformata oggi in omicidio volontario.

La ricostruzione dei fatti – In un primo momento il collega di Alessandro Amigoni, 36 anni, aveva dichiarato che durante la fuga i due sudamericani si erano fermati e avevano puntato la pistola contro i due vigili, Amigoni aveva fatto fuoco in direzione del complice del cileno e quest’ultimo spostandosi all’improvviso era stato colpito all’addome. Ma già i primi esami sulla salma avevano fatto dubitare i medici legali riguardo la versione data dai due agenti in quanto i colpi sembrerebbero essere stati sparati da distanza ravvicinata e ad altezza d’uomo.

I fori d’entrata e d’uscita – Ma la motivazione più forte che ha fatto cambiare il capo di imputazione nei confronti del vigile è stato il forte sospetto, che sarà confermato definitivamente dall’autopisa, che i proiettili siano entrati da dietro e usciti da davanti particolare che rivelerebbe che siano stati sparati alle spalle, facendo perciò decadere la versione fornita dai due agenti. Sull’esito delle indagini gli inquirenti mantengono però il massimo riserbo.

Marta Lock