Solo un simbolo – L'attesa riunione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha prodotto quello che tutti si aspettavano: con 137 voti a favore, dodici contrari, e diciassette astenuti, è stata deliberata la risoluzione che condanna ufficialmente le azioni di Assad in Siria, e esorta il presidente a lasciare il potere. Purtroppo, però, materialmente le cose sono destinate a restare invariate: si tratta infatti di una risoluzione non vincolante, il cui testo riprende la proposta formulata dalla Lega Araba, bocciata da Russia e Cina in occasione del Consiglio di Sicurezza del 4 febbraio. Si tratta, in definitiva, di un atto poco più che simbolico. Nel Paese – In Siria, nel frattempo, la situazione continua a peggiorare: in particolare la città di Homs, roccaforte dei ribelli, è ormai un vero e proprio campo di battaglia: secondo fonti interne, sarebbero ancora centomila le persone che cercano la fuga, resa impossibile dall'attacco indiscriminato dei lealisti, che colpiscono anche automobili civili. Come se non bastasse, più di una voce ha denunciato l'uso da parte del regime di gas chimici contro i ribelli, in particolare contro alcuni campi profughi situati appena oltre il confine turco. Chi al momento pare più attiva è ancora la Lega Araba, che ha chiesto a gran voce all'Onu l'interruzione di ogni rapporto diplomatico con il regime di Assad, e l'invio nel Paese dei caschi blu. Una richiesta che fino ad ora le Nazioni Unite non sembrano aver preso in considerazione. Damiano Cristoforoni