“Contraband” – È impossibile imbrigliare il talento di Otis Taylor e inquadrare la sua musica in un’unica categoria musicale. Con lo spirito da vero innovatore, Taylor non ha mai avuto paura di sperimentare andando oltre la tradizione blues a cui rimane comunque ben legato. Il suo stile “trance blues” miscela riff di chitarra ossessivi e i suoni del banjo, ritmi sincopati e una voce burbera, roca e passionale. Il nuovo album di Otis Taylor intitolato “Contraband” (e distribuito ora in Italia da Egea) propone 14 brani originali che riflettono le mille sfaccettature del suo stile. Come suo solito Taylor canta di amore, di ingiustizie sociali, dei demoni personali e della guerra. L’album prende il titolo da un articolo apparso nel numero di Maggio/Giugno 2011 del Preservation Magazine riguardante gli schiavi fuggiti durante la guerra civile americana che si rifugiarono dietro le linee dell’Unione a Fort Monroe. Conosciuti appunto come “contraband”, vivevano in campi dove le condizioni erano spesso peggiori della vita nelle piantagioni.
Verso l’intera esperienza umana – Ma l’album di Otis Taylor non parla solo dell’esperienza afro-americana, quanto piuttosto dell’intera esperienza umana. «Io non sono un vero cantante di protesta o una persona con grande passione politica» spiega Taylor «Cerco solo di raccontare una storia interessante e lasciare che la gente la interpreti come vuole». In questo lavoro il bluesman è affiancato da diversi collaboratori di lunga data tra cui il trombettista Ron Miles, il chitarrista Chuck Campbell, il suonatore di djembe Fara Tolno, la violinista Anne Harris e il Sheryl Renee Choir. A completare la band ci sono la figlia di Taylor, Cassie, e Todd Edmunds al basso, Jon Paul alla chitarra, Brian Juan all’organo, e Larry Thompson alla batteria.
R. D. B.