Usa 2012, Romney si gioca tutto in Michigan

Controsorpasso – Manca una settimana alla ripresa del voto per le elezioni primarie del Partito Repubblicano: i quattro candidati rimasti martedì prossimo si sottoporranno al caucus di Michigan e Arizona, Stati dove Mitt Romney contava di recuperare terreno dopo aver incontrato qualche ostacolo di troppo. L’incognita si chiama però Rick Santorum, autentico astro nascente della politica americana, che da sorpresa è diventato terzo incomodo, poi outsider, e ora rischia di soffiare a Romney anche il ruolo di frontrunner; dopo più di una vittoria inaspettata, il cattolico ultraconservatore risultava in vantaggio anche per martedì prossimo, ma gli ultimi sondaggi vedono una risalita dell’ex Governatore del Massachusetts: in base ai dati, in Michigan (dove è nato) Romney si aggiucherebbe il 32% dei voti, contro il 30% di Santorum; il vantaggio ha però molto meno valore se si considerano gli elettori “indecisi”, ben il 22% degli intervistati.

In Arizona, invece, l’ex amministratore di Bain Capital sembra poter stare più tranquillo, in quanto il suo vantaggio sull’avversario si attesta sul 10%.

Homo novus – Ma i guai, per Romney, potrebbero arrivare anche dall’interno del partito stesso: se il candidato moderato dovesse perdere anche in Michigan, ci sarebbe la seria possibilità che si verifichi una brokered convention, ossia che nessuno dei pretendenti alla nomination riesca a raggiungere i 1144 delegati necessari per garantirsi la maggioranza alla convention che, nel prossimo agosto, decreterà lo sfidante di Barack Obama.

La preoccupazione del Partito è quella di individuare un altro personaggio tra le fila repubblicane in grado di combattere per la presidenza, in quanto, oltre Romney, nè Santorum, nè tantomeno Gingrich e Paul vengono considerati all’altezza della competizione. L’establishment ha individuato già da tempo Mitch Daniels, Governatore dell’Indiana, e Chris Christie, Governatore del New Jersey, quali possibili carte da giocarsi in caso di fallimento delle primarie. Entrambi hanno ufficialmente rifiutato, ma da qui ad agosto la strada è lunga, e moltissimo dipenderà dalle prossime settimane di voto, che avranno il loro culmine nel Super Tuesday del 6 marzo.

Damiano Cristoforoni