Crisi, Italia: la Commissione Ue taglia le stime del Pil 2012 a -1,3%

La Commissione europea, come riportato nelle interim forecast rese note oggi dai vertici Ue, ha rivisto al ribasso le stime del Pil italiano per il 2012, portandole a -1,3% da +0,1% di novembre. “Il Pil reale è atteso contrarsi dell’1,3% nel 2012 dopo la moderata ripresa registrata nel 2010-2011”, è scritto nella sezione del documento dedicata all’Italia. Il dato Ue conferma, in linea con tutte le stime pubblicate negli ultimi 3 mesi, che il 2012 sarà un anno di recessione per il Belpaese, anche se il crollo del Pil previsto dalla Commissione è ben lontano da quel -2,2% previsto dal Fondo monetario internazionale.

Le tensioni sui mercati. “Le acute tensioni registrate sui mercati del debito sovrano italiano e della zona euro nei mesi finali del 2012, con il conseguente restringimento delle condizioni creditizie che ha colpito il settore privato, ha prodotto un netto deterioramento della fiducia degli agenti economici e un calo della domanda”, sottolinea il documento della Commissione. La prima metà dell’anno sarà per l’Italia particolarmente negativa, con il Pil che si contrarrà dello 0,7% nel primo trimestre e dello 0,2% nel secondo trimestre. Nella seconda metà dell’anno si dovrebbe intravedere, per la Commissione, una certa stabilizzazione dell’attività economica a patto che lo spread Btp/Bund decennale si mantenga intorno ai 370 punti base e i mercati finanziari non siano affetti da particolari turbolenze. Con la caduta del Pil dell’1,3% nel 2012, il livello reale del Pil italiano di quest’anno sarà il 6% più basso del 2007, anno precedente la scoppio della crisi del 2008.

L’inflazione. Dal documento di Bruxelles si evince anche che l’inflazione armonizzata ai parametri europei resterà al 2,9%, sugli stessi livelli del 2011, grazie ai crescenti costi dei carburanti e degli effetti delle misure di consolidamento fiscale. “Questo livello relativamente alto dell’inflazione si spiega con un’ulteriore crescita dei prezzi dei carburanti e con gli effetti delle misure di consolidamento”, nonostante il crollo della domanda domestica e la crisi globale dei consumi. La stima del 2,9% tiene anche conto di un ulteriore rialzo di due punti dell’Iva dopo quello deciso a settembre 2011, con l’ipotesi che debba essere necessario far scattare la clausola di salvaguardia in assenza di un riordino del sistema di agevolazioni fiscali e assistenziali che si fa sempre meno remota.

M.N.