Odio di Regime.Ole Solvang, ricercatore di Human Rights Watch, intervistato dal quotidiano online “Linkiesta” ha risposto alle domande circa la situazione dei diritti umani in Siria. Ne è uscito un quadro davvero sconcertante. Solvang ha affermato di non aver mai visto, nella sua lunga esperienza, «un governo accanirsi in questo modo sulla popolazione disarmata. Mai visto un uso così sistematico della tortura».
Violenza illimitata. Vittime della violenza governativa non sono solo gli uomini adulti, ma anche le donne, i bambini e gli anziani. Nessuno sfugge ai soprusi del Leviatano! I civili possono essere arrestati arbitrariamente, addirittura uccisi se sono sospettati di familiarizzare con i ribelli.
Non parlare! La libertà di parola è un lontano miraggio, «chiunque rilasci interviste, documentazioni fotografiche o video ai media» può, nella migliore delle ipotesi, essere pestato dalle forze governative. C’è, poi, chi è stato arrestato e gettato in prigione dopo aver consegnato ad alcune emittenti televisive, tra cui Al Jazeera, dei video delle manifestazioni di protesta.
“Concentramento. La vita nelle carceri è durissima. I detenuti vengono sistematicamente torturati, presi a randellate, violentati, sottoposti ad elettroshoc. La Siria è stata trasformata in un enorme campo di concentramento, con le violenze perpetrate ripetutamente sui civili e con i confini disseminati di mine anti uomo. Davvero problematico far pervenire, in tali condizioni, cibo e medicinali. Pericolosissimo uscire da questo campo minato, ma ciò non ferma i rifugiati che sono più di 10mila e fuggono verso la Turchia e il Libano.
Censura. Anche per i giornalisti è difficilissimo entrare e uscire dal Paese. Chi ci riesce lavora in condizioni assurde, con le forze governative che dirottano i media in zone “tranquille”. I luoghi caldi, quelli in cui si spara sui civili e si bombarda sulle abitazioni, quelle in cui il governo uccide indiscriminatamente, sono magistralmente nascosti all’obbiettivo delle telecamere.
Giovanna Fraccalvieri