Conseguenze – Non sono bastate le scuse, non sono stati sufficienti gli appelli e le richieste: la spirale di violenza in Afghanistan, iniziata a causa di un video in cui alcuni marines statunitensi bruciavano diverse copie del Corano, sembra non volersi fermare, e i Paesi occidentali iniziano a spaventarsi: dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, infatti, oggi anche Francia e Germania hanno deciso di ritirare i propri rappresentanti a Kabul, per ragioni di sicurezza. La decisione è arrivata dopo l'ennesimo episodio di violenza nei confronti di occidentali, in cui sono rimasti uccisi due militari americani. Secondo le ricostruzioni i due, consiglieri militari del Ministero degli Interni afgano, avevano irriso e insultato i manifestanti; ne è nata una discussione con un poliziotto che è degenerata in sparatoria, in cui i due americani hanno perso la vita. Tentativi – La diplomazia internazionale, in particolare quella americana e quella afgana, stanno tentando l'impossibile per riportare la situazione sotto controllo, ma la missione sembra davvero difficile. Per gli Stati Uniti il principale interlocutore è il Segretario di Stato Hillary Clinton: “Siamo profondamente rammaricati per questa protesta” ha dichiarato la Clinton, “ma crediamo anche che la violenza si debba fermare e che il duro lavoro per costruire un Afghanistan più pacifico e sicuro debba proseguire”. Le ha fatto eco il Presidente afgano Hamid Karzai, che per la prima volta dall'inizio delle proteste è comparso in televisione ricordando che le proteste hanno già causato trenta vittime e chiedendo ai suoi concittadini di riportare la calma nel Paese. Contemporaneamente, ha fermamente condannato il rogo delle copie del Corano, auspicando la “punizione dei responsabili”. Damiano Cristoforoni