Un attentato dinamitardo ha trascinato nel panico i viaggiatori e il personale in servizio che si trovavano nei pressi dell’aeroporto afghano di Jalalabad, la città che è capoluogo della provincia orientaledi Nangahar.
Nell’attentato sono morte nove persone, travolte dalla violenza della deflagrazione. Tra le vittime ci sarebbero sia civili che agenti: a specificarlo è stato Hzrad Mohammad, nella veste di portavoce provinciale di Nanghar. Stando ai primi rilevamenti, sei dei morti sarebbero civili, a cui si aggiungerebbero poi due guardie aeroportuali e un militare.
La bomba, tuttavia, ha causato anche il ferimento di almeno altre sei persone che hanno riportato danni di diversa entità.
Poco dopo l’esplosione dell’ordigno, semmai ce ne fosse stato bisogno e i sospetti nutriti dalla quasi totalità delle forze dell’ordine non fossero bastati, è arrivanta puntuale la rivendicazione da parte di un gruppo talebano: l’attentato è da intendersi come l’adeguata ritorisone per quanto accaduto circa una settimana fa, nella base militare americana di Bagram, dove, a detta dei talebani, si sarebbero verificati episodi atti a dissacrare il Corano, il libro sacro dell’Islam.
Aumentano i feriti – Le parole di Hzrad Mohammad sono state poi confermate anche da fonti provenienti dal ministero dell’Interno afghano che ha ritoccato il numero dei feriti, innalzandolo a dodici. La scelta dell’aeroporto di Jalalabad come obiettivo per l’attacco non è da ritenersi casuale: all’interno dell’area aeroportuale, infatti, si trova una base militare utilizzata dalle forze internazionali nella provincia di Nangahar. Ed è appunto con un comunicato stampa della base americana di Bagram che è stato confermato il ferimento di tre militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf).
Simone Olivelli