Programmi masterizzati “abusivamente” ed usati nella professione. – Il Tribunale di Bologna si è espresso in questi giorni a favore dell’uso di software pirata da parte di professionisti, i quali usciranno illesi dalle eventuali conseguenti accuse di violazione del diritto d’autore. La sentenza più recente non provoca scandalo né clamore eccessivo nell’ambito dell’editoria informatica, dato che già la Corte di Cassazione e la Corte d’Appello di Trento avevano manifestato in precedenza tendenze di pensiero del tutto similari. E già si tira un sospiro di sollievo, riguardo i tanto amati software da scaricare in rete e far passare di mano in mano tra colleghi ed amici, moda ormai tanto in voga, e non più solo tra i più giovani.
Le sentenze. – Nel caso recente che in questi giorni ha fatto discutere, si è trattato di un architetto, assolto dall’accusa di violazione del diritto d’autore da parte del Tribunale di Bologna, chiamato a sentenziare sul suo de tenimento di programmi duplicati in gran numero (17mila euro, la stima approssimativa del valore totale dei sofrware originali), dei quali il professionista non aveva le licenze. Nella sentenza si legge che l’architetto, dato che la sua attività non può essere equiparata all’attività di impresa, ma si tratta invece di prestazione d’opera intellettuale non imprenditoriale, il possesso di tali programmi non è condannabile. Si tratterebbe, insomma, di “uso personale”, un po’ come nel caso di certe sostanze illecite (per introdurre un paragone sicuramente anacronistico, ma che consente di intravedere una certa analogia di ragionamento).
Siti gratuiti. – Nel caso di uso di programmi masterizzati da parte di imprese, dunque, le sanzioni previste dalla legge sul diritto d’autore restano indiscusse. Ma se la detenzione e l’uso di tali software non è destinato al commercio, e dunque a nessuna forma di lucro (se non indiretta), non è punibile dalla legge chi ne è trovato in possesso. Queste norme hanno ovviamente un iter dietro le spalle molto discusso e controverso, dato che sempre più hanno dovuto essere adeguate all’attualizzazione delle tecnologie, senza per questo poter contraddire la legge originaria. Attraverso svariate sentenze come quella accennata, sappiamo ora come regolarci in materia, senza temere continuamente di esser “colti in flagrante” mentre scarichiamo programmi e programmini da siti che li propongono gratuitamente, spesso peraltro corredate di istruzioni e considerazioni utili ed improntati ad una certa professionalità.
Sandra Korshenrich