Intervenuto ieri a un comizio a Senago (provincia di Milano), il triumviro padano, Roberto Maroni, ha dovuto fare i conti con la notizia che ha terremotato la politica nazionale: l’avviso di garanzia recapitato a Umberto Bossi con l’accusa di truffa ai danni dello Stato. “Non ho mai pensato a complotti“, ha spiegato l’ex ministro dell’Interno che ha però tentato di ridimensionare la portata dello scandalo che ha investito l’ex leader della Lega: “Credo che nel suo caso – ha detto riferendosi a Bossi – si tratti di una responsabilità che deriva da un atto formale“.
Fiducia nella magistratura – “Non ho mai pensato a complotti, non l’ho mai detto”. Sono parole inequivocabili quelle scandite ieri sera da Roberto Maroni a margine di un comizio in provincia di Milano. L’ex titolare del Viminale non ha voluto aggiungere la sua voce a quelle dei tanti che hanno parlato di “giustizia ad orologeria” contro il suo partito e ha tentato di affrontare con razionalità (e apparente serenità) il nuovo “macigno” precipitato su via Bellerio: “E’ chiaro che questa cosa non ci aiuta – ha detto riferendosi agli avvisi di garanzia recapitati ieri a Umberto Bossi, ai figli Renzo e Riccardo, e all’ex senatore Stiffoni – ci dà molto fastidio, ma non voglio pensare ad un complotto. Ho fiducia nella Procura di Milano e nel procuratore che conosco e stimo”.
Responsabilità ridotta – “Ho sentito Umberto Bossi – ha poi detto Maroni ai giornalisti – era molto giù, ma credo che reagirà nel solito modo e cioè riprendendo a fare ciò che ha sempre fatto”. “Confidiamo nell’azione della magistratura – ha affermato il triumviro del Carroccio – purché si svolga in tempi rapidi e accerti le responsabilità. Però nel suo caso (di Umberto Bossi, ndr), non parlo degli altri, mi pare di poter dire che è una responsabilità che deriva da un atto formale, da una firma messa sotto ad un documento”.
Fare in fretta – “Chiedo solo di fare in fretta per accertare eventuali responsabilità – ha insistito Roberto Maroni rivolgendo un vero e proprio appello agli inquirenti – perché si tratta di un intervento molto duro e pesante nei confronti di un partito e di tanti militanti che aspettano di sapere, di capire se qualcuno ha violato la legge oltre che il codice etico della Lega”.
Maria Saporito