Sarebbero entrate in acque libiche – Secondo le motovedette della Libia, i tre pescherecci sarebbero entrati in acque libiche, a circa 30-50 miglia dal porto di Bengasi, questo il motivo ufficiale del sequestro. Attualmente si troverebbero nel porto della città, e secondo le prime notizie pervenute, gli uomini a bordo dei 3 equipaggi, una ventina in tutto sia italiani che stranieri, starebbero bene e nelle operazioni di sequestro non sarebbero stati sparati colpi di arma da fuoco.
Il contatto con il governatore libico – Il presidente del Distretto produttivo per la pesca Giovanni Tumbiolo, che gestisce ormai da anni i rapporti con il vicino paese nordafricano, si è già messo in contatto con il governatore libico Abu Ajar e il viceministro dell’Agricoltura, con delega alla Pesca, Adnan Jibrial affinché si attivino per risolvere la situazione.
La soluzione – Tumbiolo si augura che l’incidente venga risolto quanto prima, e spera che gli accordi stretti fino a oggi tra la Libia e la Sicilia riguardo il settore della pesca, che hanno permesso di instaurare ottimi rapporti tra i due paesi, possano essere di aiuto. L’ambasciatore italiano in Libia era all’oscuro della vicenda, e, dopo essere stato informato dallo stesso Tumbiolo, si è attivato a sua volta per intercedere con le autorità portuali di Bengasi.
Marta Lock