Monti risponde a Scalfari: Nessun “traditore” nel mio governo

Tutto ha inizio dal tradizionale editoriale domenicale che Eugenio Scalfari  ha firmato ieri sul quotidiano da lui fondato. Nel suo articolo, il decano dell’informazione ha, praticamente, messo in guardia il premier Mario Monti dai presunti “poteri forti” (interni al suo governo) che minacciano di depotenziarlo. Un’analisi schietta, quella condotta da Scalfari, che è arrivato a puntare il dito contro il sottosegretario Antonio Catricalà, e gli alti funzionari del Tesoro, Mario Canzio e Vincenzo Fortunato. La reazione del Professore non ha tardato ad arrivare: in una lettera pubblicata oggi su La Repubblica, il premier ha difeso le sue scelte, confermando la fiducia nei tre presunti “traditori”.

Quei nemici dentro il governo – “Alcuni ‘poteri forti’ sono insediati fin dall’inizio nella struttura del governo stesso e quelli sì, remano sistematicamente contro la sua politica”. A scriverlo ieri, in un editoriale destinato a suscitare polemiche e discussioni, è stato il fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari. “Il capo di gabinetto di Palazzo Chigi, Vincenzo Fortunato, il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, il ragioniere generale del Tesoro, Mario Canzioha continuato il giornalista – sono certamente abili conoscitori della Pubblica amministrazione, ma hanno un difetto assai grave. Sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Fortunato, Canzio). Sono sicuramente poteri forti – ha rincarato Scalfari – e sono sicuramente contrari alla linea del governo, come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano”.

La risposta del premier – Un avvertimento destinato al presidente del Consiglio, che in una lettera pubblicata oggi su La Repubblica, ha così risposto: “Quando ho nominato Catricalà e confermato Fortunato e Canzio non ero certo all’oscuro dei loro rispettivi percorsi di carriera, né di chi avesse avuto un ruolo decisivo nel valorizzarli in passato. Ma si tratta di qualificati funzionari dello Stato e nel decidere di avvalermi della loro collaborazione – ha spiegato Mario Monti – li ho valutati alla luce di quelle che, dopo attento esame, mi sono parse le loro caratteristiche di competenza, integrità, autorevolezza nell’esercitare le funzioni ad essi attribuite, lealtà“.

Nessun pentimento – Di più: “Non avrei potuto, ma neppure voluto, – ha continuato il premier nella sua lettera – evitare di prendere in considerazione professionalità di valore solo perché erano ‘creature’ di Gianni Letta o di Tremonti. O di Bersani, Casini o Alfano”. “Nel caso di Catricalà, Fortunato e Canzio – ha poi precisato il Professore – non ho avuto finora alcun motivo per rammaricarmi delle scelte che ho fatto nel novembre scorso. Ho anzi apprezzato le loro qualità e il loro spirito di servizio. Naturalmente, nel caso riscontrassi in loro, come in qualsiasi altro collaboratore, anche un solo caso di mancata correttezza o lealtà – ha concluso il presidente del Consiglio – non esiterei a privarmi della loro collaborazione”.

Maria Saporito