Manifestazioni per il diritto all’aborto – Sono scese in piazza sfidando i politici del loro Paese e la maggioranza dell’opinione pubblica: stiamo parlando delle oltre tremila donne turche, accompagnate spesso dai loro mariti, dai loro compagni, dai loro uomini, che dal 3 giugno scorso stanno manifestando nella piazza centrale di Istambul in difesa del loro diritto all’aborto. Dopo aver conquistato il loro diritto alla scelta se mantenere o meno una gravidanza, diritto acquisito grazie alla legge sull’aborto approvata nel 1983, ora le nuove generazioni di donne turche si vedono portato via, o meglio, modificato, questo diritto, a causa dei cambiamenti politici e sociali che stanno interessando il loro Paese. Il nuovo governo, guidato dal partito Giustizia e Libertà, vorrebbe proporre, infatti, una nuova riforma che limita il lasso temporale entro il quale è permesso interrompere la gravidanza: invece di dieci settimane, così come prevede la normativa attuale promulgata nel 1983, l’aborto sarebbe concesso solo entro le quattro settimane di gestazione. In pratica, una tempistica che rende l’aborto impraticabile alle giovani donne turche.
La classe politica contro l’aborto – I nuovi politici turchi hanno rilasciato dichiarazioni molto forti rispetto a questo tema caldo: alcuni ministri hanno equiparato l’interruzione di gravidanza a un ‘crimine contro l’umanità’, annunciando la loro volontà a proporre una legge che praticamente vieterà alle donne turche la possibilità di abortire, anche nel caso in cui le stesse donne siano state vittime di stupri o abbiano delle malformazioni gravi, tali da renderle impossibilitate a partorire un bambino; lo Stato, dal canto suo, nella prossima riforma, si impegnerà a prendersi cura di bambini nati da violenze sessuali. Il premier ha definito l’aborto “un omicidio che fa parte di un complotto per ridurre la natalità della Turchia”.
Slogan contro il governo – Le manifestazioni delle donne turche, contrarie alla modifica della legge sull’aborto, ancora oggi vigente, sono sostenute anche dal Consiglio d’Europa, da quello delle Nazioni Unite e da associazioni che si curano dei diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch, che sono scesi al loro fianco per manifestare contro il governo turco e alla sua decisione di modificare la legge sull’aborto. Molti gli striscioni che sono sfilati in questi giorni nelle piazze, fino sotto gli edifici che ospitano la classe dirigente politica turca: ‘Stato, togli le mani dal mio corpo’, recitano alcuni striscioni e alcuni slogan contro il governo.
Maria Rosa Tamborrino